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24 novembre 2024

Vittorio Veneto

Lo zampillo che non c'è più

Riaccendiamo i fari sull’Ardita restaurata

| Michele Bastanzetti |

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| Michele Bastanzetti |

fontana degli arditi

VITTORIO VENETO - Visto che, a distanza di due mesi, ancora non zampilla (manca l’imprimatur della solita Soprintendenza?) riaccendiamo i fari sull’ Ardita restaurata. Già accennai ad una particolarità presente nella versione originale della muliebre fontana: la presenza d’un secondo zampillo, oltre a quello che vediamo oggi sgorgante ad est.

 

Alleghiamo rara foto della Fontana di Salsa nel 1938, scattata in occasione del ventennale della Vittoria di cui essa era diventata uno dei simboli nazionali per aver dissetato gli Arditi liberatori. Si vede un secondo zampillo che era sorretto dalla mano destra e superava in altezza perfino la testa della bagnante per poi tuffarsi a sud. Un gioco di flussi spettacolare che certo conferiva dinamismo e musicalità all’insieme. Col canto a due voci degli scrosci che spumeggiando increspavano l’acqua nel catino. Ma per risparmiar sulla bolletta dopo l’allacciamento all’ acquedotto comunale (prima pescava da una sorgente del monte Altare) o forse per gli schizzi che provocava specie in caso di vento e disturbavano i passanti o forse perché d’inverno le fuoriuscite formavano un velo di ghiaccio sui gradini, questo zampillo venne eliminato.

 

La presenza del monumento ne ha guadagnato in compostezza. Ora lo sguardo del passante viene principalmente attratto dalla figura seducente di Ardita Degli Arditi. Ma la foto testimonia anche, in origine, un’altra importante particolarità sia di natura estetica che pratico-funzionale. A far corona alla fontana c’erano otto paracarri tra loro collegati da una grossa catena e collocati agli spigoli delle facce dell’ottagono del catino; caso unico nel pregiato campionario fontaniero cittadino. L’ accorgimento, la creazione di questo recinto sacrale, dimostra quali fossero ammirazione e rispetto che i vittoriesi, consapevoli di aver realizzato un capolavoro, dedicarono al manufatto.

 

Le catene impedivano anche agli animali, in particolare agli equini usati come forza trainante dei carri, di salire ad abbeverarsi sporcando o danneggiando con gli zoccoli i gradini; esiste una foto storica che dimostra questo uso. E impedivano pure ai carri stessi, allargando troppo la curva, di salire su di essi con le ruote scheggiandone gli spigoli. Ora, e non è colpa delle Restauratrici che hanno fatto un lavoro perfetto, questa integrale protezione degli otto paracarri con catena non c’è più e fu fra i motivi dello sfascio della fontana. Spiegheremo...

 


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