LA VERITA’ DI SIMONE
In calendario per il 14 dicembre l’esame in aula della Moreira
| Milvana Citter |
TREVISO – Dopo il papà, la nonna, gli zii e decine di testi, il 14 dicembre sarà sentita Simone Moreira. Il giudice Gioacchino Termini ha messo in calendario per la prossima udienza l’esame dell’imputata. Simone però potrebbe anche non essere in aula.
Alla fine di un’udienza fiume, che ha visto esibita in aula come prova anche una pianta di “sorgo”, è arrivata la conferma che il prossimo 14 dicembre sarà il turno di essere sentita di Simone Moreira. La 23enne dovrebbe essere sentita in aula e sottoporsi alle domande della corte, dell’accusa e degli avvocati di parte civile. Toccherà quindi alla giovane brasiliana, accusata dell’omicidio volontario della figlia Giuliana, 2 anni, morta annegata nel Monticano il 2 settembre del 2009, dire la sua verità, sostenere le sue ragioni e cercare di chiarire quelli che per l’accusa sono i molti punti oscuri della vicenda.
La sua testimonianza è in calendario, fissata dal giudice Gioacchino Termini, ma non è detto che ci sarà. L’imputata, infatti, che anche ieri era assente, non è obbligata a presentarsi e potrebbe non farlo. Anche ieri il pubblico ministero Antonio Miggiani e gli avvocati di parte civile, esauriti in testi citati, avrebbero voluto sentirla ma, essendo la 23enne assente – la giovane mamma, incinta ha preferito, per la terza volta consecutiva non sostenere il viaggio da Varese dove vive insieme al nuovo compagno – hanno chiesto alla corte di acquisire il verbale dell’interrogatorio a cui era stata sottoposta dopo la tragedia. Una richiesta che sarà con ogni probabilità riformulata, se Simone dovesse essere assente anche il 14 dicembre.
Il “SORGO”
Uno dei punti chiave della tesi accusatoria è l’assenza di quelle lesioni e ferite sul corpo di Giuliana che cadendo dall’argine sul Monticano, secondo i periti, avrebbe dovuto procurarsi. Per sostenere tale tesi, il pm ha prodotto in aula documentazione fotografica e video degli argini del Monticano rilevate pochi giorni dopo la tragedia, mostrando la presenza diffusa di una pianta identificata come “Sorgo” dalle foglie molto taglienti. E proprio un esemplare della pianta è stato esibito in aula per dimostrare che, se Giuliana vi avesse camminato in mezzo, sicuramente avrebbe riportato delle ferite. A questo ha replicato l’avvocato della difesa Alvise Tommaseo Ponzetta: “Avete fatto molte indagini ma non avete pensato, non dico di far camminare una bimba di due anni sul sorgo lungo l’argine, ma di provare con un cane dello stesso peso”. Affermazione che ha provocato la reazione del papà della piccola, uscito dall’aula.
Altra documentazione video è stata prodotta sulle rapide della chiusa sul torrente Gattolè, luogo nel quale il corpo della piccola avrebbe dovuto necessariamente passare se fosse caduta dal varco in Piazza Rizzo. Un punto in cui le acque si muovono violentemente e nelle quali quindi Giuliana, secondo l’accusa, avrebbe dovuto ferirsi. Su questo il pubblico ministero ha chiesto un’ulteriore consulenza al medico legale Arrigoni e al geom. Perissinotto.
LA CHIAMATA AL 113
La difesa ha segnato un punto a suo favore con l’acquisizione della perizia disposta dal giudice Termini sulla chiamata al 113 che, come sostenuto dalla difesa, ha rilevato la presenza di due voci nella registrazione: quella di Simone e dell’amica Aline. Una perizia che però, secondo l’avvocato di parte civile Luigi Fadalti non sarebbe probante: “La registrazione dimostra solo che erano in auto insieme. Potevano essere in quella di Aline che, secondo noi, ha raggiunto Simone in Piazza Rizzo e non viceversa come sostiene l’imputata».