Vittorio Veneto, Davide Bottoli e il giro delle Alpi in 80 giorni
Per percorrere a piedi tutte le Alpi da solo si è preso un’aspettativa di tre mesi dal lavoro. Ha pianificato tutto nei dettagli e si è lasciato travolgere dalla meraviglia
| Emanuela Da Ros |
La passione per la montagna l’ha avuta fin da piccolo, la lunga aspettativa dal lavoro se l’è presa (e meritata). Ah! Aveva pure un bell’allenamento alle spalle e le app e gli strumenti tecnici per camminare in sicurezza. Così Davide Bottoli, 31 anni, di Vittorio Veneto, ci ha provato: ha percorso tutte le Alpi a piedi in 80 giorni. Riuscendo nell’impresa. Stanco? Macché: entusiasta. Dopo la laurea in Statistica all’Università di Padova, dal 2018 Davide Bottoli vive in Svizzera, a Ginevra, dove lavora come Data Analytics Manager a Procter&Gamble – azienda americana leader nel settore beni di consumo. L’azienda ogni sette anni offre ai dipendenti l’opportunità di prendere tre mesi di aspettativa: lui l’ha sfruttata per un viaggio alla Verne. In solitaria (escludendo mucche minacciose e famelici tafani).
Davide, perché il giro delle Alpi a piedi? Quando ti è venuta l’idea? E‘ stata una sfida con te stesso?
Ho deciso di fare questo viaggio in quanto negli ultimi anni mi sono appassionato molto ai trekking di lunga distanza e ho sempre avuto la passione per la montagna, fin da bambino quando ci andavo con i miei genitori. Nello specifico, volevo combinare i tre mesi di aspettativa con un’impresa che altrimenti non sarei probabilmente riuscito a fare in un altro momento di vita: infatti al momento, non ho una partner e nemmeno figli, quindi ho la libertà necessaria per un’avventura del genere. Negli ultimi anni ho speso la maggior parte delle mie vacanze facendo trekking a lunga distanza, quindi la Via Alpina è stata una scelta relativamente semplice, essendo il più lungo percorso Alpino ed avendo esattamente il tempo disponibile per completarlo.
Come ti sei preparato all’impresa?
In termini di preparazione fisica diciamo che ho sfruttato i weekend e le vacanze per andare quasi sempre a camminare. Nello specifico negli ultimi anni ho fatto diversi percorsi che mi hanno aiutato, ad esempio: i 200km della Haute Route (Chamonix-Zermatt), i 130km del GR221 (Attraversamento dell’isola di Maiorca) o i 150KM della West Highland Way in Scozia. Per la preparazione geografica, ho sfruttato diverse app per pianificare il percorso e sapere idealmente dove sarebbero stati i posti per dormire/mangiare e fare rifornimenti. Fondamentalmente, mi ero creato un itinerario ideale (quasi giorno per giorno) che poi ho cercato di seguire.
Le cose più belle che ti sono capitate? E quali ostacoli ti hanno intralciato?
L’esperienza è stata grandiosa e personalmente mi sembra impossibile di aver camminato per circa 80 giorni: il tempo vola. Ciò che mi ha dato più gioia è sicuramente l’essere riuscito a portare a termine il percorso nel tempo che mi ero prestabilito. In secondo luogo, le conoscenze che ho fatto lungo il percorso con altre cinque o sei persone che a loro volta stanno camminando sulla via alpina. Terzo, la pace e bellezza della natura che mi ha avvolto in questo tempo. Sui lati più “negativi” invece devo ricordare: le quasi due settimane di maltempo incontrate mentre attraversavo la Svizzera, che non mi hanno consentito di ammirare certi paesaggi e che mi hanno obbligato a fare delle deviazioni in maniera da limitare i rischi durante l’escursione; alcuni sentieri più esposti che mi hanno fatto maledire la scelta di fare la via alpina. Diciamo che nonostante ami la montagna, non sono un grandissimo fan di sentieri stretti con strapiombi sul lato; tensioni per la probabile presenza di orsi, un inseguimento da parte di una mucca, un incontro troppo ravvicinato con due cani pastore e l’infinita quantità di tafani e zanzare in determinate aree che mi hanno “mangiato vivo”. Resta il fatto che pur creando tensioni, fortunatamente nessuno di questi aspetti negativi ha poi influenzato negativamente l’esperienza generale.
Quali sono le Alpi più belle?
La varietà di paesaggi è infinita, pur rimanendo nell’ambito montano: si va veramente da montagne rocciose a verdi pascoli a terre secche dovute alla mancanza di piogge. In termini di paesaggio è veramente difficile scegliere quello migliore, non è proprio possibile secondo me. Però in termini di esperienza complessiva, credo che la parte italiana vinca grazie alla qualità dei ristori. Quantità e qualità del cibo nei rifugi italiani vince a mani basse contro quello di altre nazioni. Sembra un parametro stupido, ma dopo ore e ore di cammino ogni giorno, la cena diventa un fattore importantissimo.
Come mai la scelta di partire da solo? Non avevi un po’ di timore? O ritieni che con se stessi si stia in ottima compagnia?
Principalmente due motivi: conosco me stesso e so che non avrei avuto problemi a stare solo o pseudo-solo per dei mesi; non ci sono molte persone che si prenderebbero tre mesi di aspettativa dal lavoro per fare un’escursione (per quanto lunga possa essere) in montagna. Ovviamente ci sono dei rischi maggiori a viaggiare soli, specialmente in montagna, ma ho cercato di attrezzarmi il più possibile per eventuali emergenze. Quindi kit di pronto soccorso, navigatore offline con tutte le mappe e dispositivo satellitare con sos integrato sempre connesso. Ovviamente ci sono fattori che non si possono prevedere o per cui non c’è molto da fare, ma sotto questo punto di vista sono stato fortunato.
Comunque avrai incontrato altri maratoneti, scalatori, rampicatori, no? O solo marmotte e stambecchi?
Nella prima mese di percorso ho trovato una decina di escursionisti che facevano (o stanno ancora facendo) il mio stesso percorso, per cui abbiamo camminato insieme diversi giorni. Dalla mia entrata in Svizzera, a metà luglio, sono rimasto prevalentemente da solo fino all’arrivo a Monaco, escludendo il fatto che alcuni amici da Ginevra sono venuti a camminare qualche giorno con me. Diciamo che le aree più frequentate da escursionisti e turisti sono quella Svizzera e quella Italiana dolomitica, mentre altre aree – come le alpi orientali sono meno frequentate. C’è anche una significativa differenza tra i giorni della settimana, nel weekend i sentieri diventano parecchio frequentati, mentre ci sono giorni della settimana lavorativa in cui non ho incontrato un’anima viva.
A proposito hai dovuto rampicare, scalare con attrezzi particolari, incontrando difficoltà impreviste?
La Via Alpina è in prevalenza su sentieri T2 e T3 (qualche T4) della scala escursionista internazionale, quindi niente da arrampicare. Per questo motivo non ho portato con me nessun equipaggiamento tecnico, se non i ramponi, visto che sapevo che avrei trovato neve. Fortunatamente non ho avuto necessità di usarli, dato che non ho trovato porzioni di nevai significative. In realtà, quando degli amici sono venuti a trovarmi a inizio Luglio, ho chiesto loro di portare a casa i ramponi, visto che non mi sarei aspettato di trovare più neve (650gr di peso in meno fanno la differenza).
Dove dormivi?
Ho dormito in prevalenza in rifugi, b&b e campeggi quando mi capitava di passare la notte in paese. In generale ho dormito l’80 per cento del tempo su un letto e il resto in tenda lungo il percorso.
Che mangiavi durante il percorso?
Ho sempre sfruttato rifugi e ristoranti per mangiare del cibo fresco. Ovviamente avevo con me sempre una scorta di cibo nel caso non avessi trovato nulla sulla strada o se avessi dovuto campeggiare in mezzo al nulla. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi ci sono molti luoghi (rifugi, ristoranti, supermercati) dove mangiare, anche se in alcune zone è molto importante la pianificazione, visto che le zone sono per lo più disabitate ed è difficile trovare cibo.
Ora sei a casa, a Ginevra, che ti porti dentro di questa impresa? La definiresti tale? La rifaresti? La consiglieresti?
Ora che sono arrivato, posso confermare che rifarei questa esperienza al cento per cento. Ritengo che ognuno nella vita debba cercare di fare ciò che porta felicità e soddisfazione – per me raggiungere Monaco è stato il raggiungimento di un obiettivo che mi ha dato grande gioia. Ancora non riesco a comprendere effettivamente quanta strada ho fatto, ma quando guardo la mappa dico “Wow, ok, ho fatto tutto ciò con le mie gambe”. Alla fine dei conti, sono stati 1700km con 85000m di dislivello – che visti in proporzione – è come salire e scendere l’Everest 10 volte partendo dal livello del mare (e ovviamente escludendo le difficoltà tecniche).
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