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23 gennaio 2025

Treviso

”INCIUCIO DI SAN GIUSEPPE”, L'OPPOSIZIONE LO DENUNCI

E' l'augurio di Calesso che da tempo con Atalmi aveva acceso i riflettori sui rischi dell'edificazione nell'ex Consorzio agrario

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

 ”INCIUCIO DI SAN GIUSEPPE”, L'OPPOSIZIONE LO DENUNCI

Treviso - “Proponendo l’edificazione all’ex-consorzio agrario si concretizza l’”inciucio di San Giuseppe”. Lo pensa Luigi Calesso (nella foto) di Un’altra Treviso che spiega che quello che definisce ”inciucio di San Giuseppe” comincia a prendere forma come previsto da lui e dal consigliere comunale di Sinistra trevigiana, Nicola Atalmi, ovvero con una proposta di edificazione che in passato è stata respinta e che viene avanzata proponendo come contropartita la realizzazione del sovrappasso ferroviario della “nuova Noalese”.

“Come temevamo, quindi, l’”unità di crisi” per San Giuseppe vedrà il Partito Democratico messo di fronte ad un’alternativa che suonerà più o meno così: volete il raddoppio della Noalese dalle Stiore alla tangenziale per liberare San Giuseppe dal traffico e dallo smog? Bisogna consentire l’edificazione all’ex-consorzio agrario perché chi costruisce lì ci garantisce i fondi per la realizzazione di un tratto della nuova bretella” dice Calesso.

“Qualche anno fa – ricorda l’attivista - la richiesta di modifica della destinazione urbanistica della stessa area per trasformarla in zona residenziale era stata respinta ma ora si riaffaccia con la benedizione della Lega che, ora, ritiene che il progetto sia fattibile. E lo metterà sul piatto dell’”unità di crisi di San Giuseppe” in cui il Partito Democratico si è fatto inopinatamente, e ingenuamente, coinvolgere rischiando di dover dire di sì ad un progetto di cementificazione per ottenere qualcosa per San Giuseppe”.

E ora l’affondo: “Se il PD darà il proprio consenso l’operazione rimarrà comunque della Lega mentre l’opposizione in Consiglio comunale al progetto verrà indebolita: sarebbe bene che i Democratici trevisani denunciassero immediatamente l’operazione e uscissero al più presto dall’”unità di crisi”, per evitare di dover dare il consenso, senza alcun vantaggio, all’ennesima colata di cemento, altre decine e decine di migliaia di metri cubi di edificazione senza servizi e senza un progetto organico di sviluppo del quartiere in cui si inseriscono”.

 


| modificato il:

Laura Tuveri

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