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04 ottobre 2024

Treviso

BUONA DOMENICA Ragazze chiamate "boiler" vittime di un gioco crudele sui social

C'è speranza per un Paese nel quale i ragazzi coltivano la cattiveria? Ma i genitori: dove sono? Famiglia e scuola insieme a insegnare il rispetto e la solidarietà

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Bullismo e cyberbullismo, social

TREVISO - È una gara, semplicemente aberrante, quella che sta andando di moda tra i giovani e che si disputa su Tik Tok. Si chiama “Boiler Summer Cup” e si tratta di una sfida che consiste nel condividere video e foto di ragazze in sovrappeso, soprannominate “boiler” e vittime designate di un gioco crudele e vergognoso, nel quale gli autori dei selfie e dei filmati figurano essi stessi come protagonisti perché l’obiettivo li immortala come presunti “boy friend” per una sera di coetanee incontrate in discoteca o altrove.

Si va a peso: vince chi accosta e "rimorchia" la ragazza dal peso massimo; baci e abbracci ripresi dall'iphone degli amici. I filmati vengono poi caricati sulla piattaforma, introdotti da hashtag quali: #boilersummerchallenge, boilersummercup, torreinfernale, golemelixir.

Numerosi i video già pubblicati: i concorrenti iniziano la messinscena mostrando sullo schermo del proprio smartphone l’immagine della “torre infernale” del videogioco di larga diffusione “Clash of clans”. Poiché in molte riprese, all’indomani della conclusione dell’anno scolastico, si invitano i partecipanti a riprendere la sfida negli stabilimenti balneari, le forze dell’ordine stanno ulteriormente monitorando il fenomeno, alzando il livello di guardia e invitando i genitori a prestare la massima attenzione all’uso che dei social fanno i figli, soprattutto nel tempo libero delle vacanze estive.

C’è speranza per questo Paese se i nostri giovani sono capaci di raggiungere un tale grado di cattiveria? Tanti - si ripete - sono le fragilità delle ragazze e dei ragazzi oggi: bassa autostima, disturbi dell’alimentazione, depressione e via elencando. Ma possono, proprio i coetanei, essere gli aguzzini?

Com’è che non scorgono la sofferenza e le fatiche di tanti, troppi di loro? Della compagna di classe, dell’amico che esce con la compagnia, di quel tale e di quel tal altro? Non vedono, non sentono ma parlano con azioni e comportamenti che sanno suscitare il male. Quello intimo e più profondo, che rimani da solo a dover subire e a tentare di affrontare.

L’altra domanda: li conoscono, i loro figli, certi genitori? Si illudono che “mio figlio? Mai!”, magari senza aver mai discusso di certe cose (e controllato, ogni tanto).

La scuola infine: c’è chi reputa che l’educazione civica sia un di più da insegnare. Un di meno di contenuti sarebbe preferibile. A guardare bene basterebbe imparare a praticare ogni giorno il rispetto e la solidarietà.

Buona domenica

 


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Roberto Grigoletto

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