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19 ottobre 2024

Treviso

CASO MOREIRA: I GIUDICI CHIEDONO UNA SUPER PERIZIA

Dovranno essere stabiliti con certezza causa e orario della morte della piccola Giuliana

| Milvana Citter |

| Milvana Citter |

CASO MOREIRA: I GIUDICI CHIEDONO UNA SUPER PERIZIA

TREVISO – Una superperizia per stabilire con certezza causa e orario della morte della piccola Giuliana Favaro. A deciderlo i giudici della corte d’Assise del Tribunale di Treviso che nomineranno un pool di periti super partes. E intanto il papà della piccola ha chiesto ai giudici di effettuare un sopralluogo in Piazza Rizzo e lungo l’argine del Monticano.

LA CAUSA DELLA MORTE

Com’è morta Giuliana Favaro? Dopo otto udienze del processo, perizie dell’accusa e controperizie della difesa non c’è ancora nessuna certezza sulle cause della morte della piccola, e per questo i giudici della corte d’Assise hanno deciso di procedere con una nuova perizia super partes. La decisione è stata presa nel tardo pomeriggio di ieri, al termine di un’udienza in cui, per l’ennesima volta, accusa e difesa si erano date battaglia a colpi di consulenti.

Dopo una sospensione di quasi un’ora decisa dalla corte per valutare la richiesta da Michele Favaro, il papà della piccola, affinché i giudici effettuino un sopralluogo sui luoghi della tragedia, la decisione: “Vista la necessità di chiarire le cause e l’epoca della morte di Giuliana Favaro – ha spiegato il presidente Gioacchino Termini -, la corte si riserva di nominare alcuni periti: anestesisti, pediatri, cardiologi e medici legali che fino ad oggi non si siano mai occupati del caso. Per la stessa ragione saranno sentiti l’infermiera professionale Elsa Clementi che era sull’ambulanza che trasportò la piccola in pronto soccorso e Franzik Marcovich medico anestesista che la soccorse. Così come sarà acquisita tutta la documentazione esistente presso e relativa al ricovero della bambina”.

LA SUPERPERIZIA

L’obiettivo è chiaro, fare chiarezza in quella che è diventata una vera e propria guerra di perizie tra accusa e difesa. Il pool di esperti che saranno nominati, e che non dovranno mai essersi occupati del caso fino ad ora, dovranno stabilire con certezza la causa e l’orario della morte della piccola.

Troppi, infatti, i dubbi che le perizie prodotte da accusa e difesa così come i pareri dei vari consulenti non sono riusciti a chiarire. Tutt’altro, durante le otto udienze si sono delineate due diverse verità. Da una parte quella sostenuta dall’accusa del pubblico ministero Antonio Miggiani, secondo la quale Giuliana sarebbe morta per annegamento un’ora e mezza prima di essere soccorsa – come confermato dalla perizia del medico legale Antonio Arrigoni -, dall’altra la difesa degli avvocati Antonio Forza e Alvise Tommaseo Ponzetta secondo i quali il decesso sarebbe avvenuto per una serie di concause da “morte in acqua” e la bimba sarebbe arrivata viva in pronto soccorso.

A complicare di più il quadro anche la consulenza del medico legale Alessandra Rossi, esperta in tanatologia sentita ieri: «La bambina è morta per una serie di concause – ha spiegato Rossi -, è finita nel fiume, ha preso paura del buio e del rumore dell’acqua ed ha avuto uno svenimento seguito da una bradicardia. Ma dai dati ematici e dal fatto che il defibrillatore ha rilevato una presenza di attività elettrica, si deduce che è arrivata viva in pronto soccorso e questo dimostra che non è rimasta in acqua più di mezz’ora”.

L’ORARIO CHE SCAGIONA SIMONE

Perché tanta attenzione sull’orario della morte della piccola? L’orario in cui Giuliana è caduta in acqua è fondamentale per scagionare o condannare Simone, la 24enne mamma brasiliana. E proprio a dimostrare questo punta la difesa che ha anche più volte sottolineato come, nell’operato dei soccorritori e dei sanitari del pronto soccorso ci sarebbero state delle procedure non corrette: «Noi non accusiamo nessuno – spiega l’avvocato Ponzetta -, ma la bambina è morta successivamente all’intervento dei soccorsi. E’ caduta in acqua quando tutti la stavano già cercando e questo fatto è suffragato dalla testimonianza di Antonella Benedetti, che vive in Piazza Rizzo e dice di aver sentito tra le 23 e 23.30 una bambina chiamare mamma.

Il fatto che il defibrillatore si sia azionato dimostra che c’era un’attività elettrica sufficiente e se la bambina, come sostiene la difesa, era già morta questo non sarebbe stato possibile ». Una tesi respinta con fermezza dalla famiglia della bimba: «Quella notte ero in pronto soccorso – spiega la zia Antonella -, ho visto quello che i medici hanno fatto, hanno fatto il possibile e l’impossibile e noi non possiamo che ringraziarli. Nessuno di noi tanto meno Michele – il papà della piccola -, ha mai avuto dubbi sull’operato dei medici e troviamo questa tesi un tentativo di difesa oltre l’ingannevole. Offensivo nei nostri confronti e nei confronti di Giuliana».

IL SOPRALLUOGO

La richiesta di un papà alla corte. Questa l’istanza presentata da Michele Favaro ai giudici della corte d’Assise attraverso il suo avvocato Maria Antonio Boccato: «E’ l’unica istanza che la famiglia ha presentato – ha spiegato Boccato -, e lo fa perché è convinta che solo andando sul luogo della tragedia, nelle stesse condizioni di luce, i giudici potranno completare la ricognizione necessaria per la decisione che dovranno prendere».

La famiglia Favaro, come già richiesto più volte dal pubblico ministero, vorrebbe quindi che i giudici togati e popolari visitassero personalmente, nelle stesse condizioni di luce e buio, Piazza Rizzo e gli argini del fiume Monticano fino al luogo dov’è stata ritrovata la piccola. La corte si è riservata di rispondere nel merito durante la prossima udienza fissata per il 10 marzo.

 

 


| modificato il:

Milvana Citter

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