Confini e non confini. Nove storici e una questione del nostro tempo
Castelfranco diverrà centro di riflessione storica sul concetto di confine, dall'VIII al XX secolo. Primo appuntamento, giovedì 3 settembre in biblioteca comunale
CASTELFRANCO - Se pensiamo alla parola “confine”, probabilmente la prima immagine che viene in mente è una linea tracciata sul terreno ed espressa fisicamente da reti e barriere. Eppure il termine confine non si limita alla territorialità, ma ha un significato molto più vasto e può riguardare gli ambiti sociali, culturali, devozionali, ambientali, conservando l’idea di separazione e di differenziazione.
Tema complesso il confine, che si presta spesso a semplificazioni, strumentalizzazioni e contese ideologiche. Per fare chiarezza su «uno delle questioni più urgenti e importanti della contemporaneità», come definito dal direttore di museo-archivio-biblioteca Matteo Melchiorre, l’Archivio storico di Castelfranco, in collaborazione con la Biblioteca comunale e l’Assessorato alla Cultura, ha organizzato la rassegna “Confini e non confini”, un ciclo di 9 incontri in cui altrettanti storici di primissimo livello provenienti da varie università italiane sono stati invitati a discutere sul tema dei confini, cercando di rispondere a quesiti quanto mai attuali: i confini esistono o non esistono? Sono creazioni artificiose o espressioni di situazioni di fatto? Soprattutto, sono dentro l’uomo o al di fuori di esso?
Potrebbero sembrare argomenti eccessivamente astratti e concettualistici: tuttavia il tema è molto più pragmatico di quanto si possa immaginare. Ad esempio, nel primo incontro, di giovedì 3 settembre, Giuseppe Albertoni, professore dell’Università di Trento, parlerà di Abul-Abbas, l’elefante bianco che il califfo di Baghdad inviò in dono a Carlo Magno agli inizi del IX secolo: sarà l’occasione per discutere dei confini religiosi, ma anche ideologici, simbolici, geografici e ambientali di un’epoca ritenuta “oscura”.
La molteplicità dei significati attribuibili al concetto di “confine” è attestato anche dagli altri otto incontri, suddivisi per evi storici (medioevo, età moderna, età contemporanea). L’età di mezzo sarà completata da Maria Giuseppina Muzzarelli, che tratterà di regolamentazione dei consumi alla fine del Medioevo e dunque dei confini di status e ceto legati al lusso, e da Silvia Carraro, che parlerà della scelta estrema delle reclusioni religiose di donne a Venezia.
Per l’età moderna si succederanno Michael Knapton, che ripercorrerà il resoconto di viaggio di Marin Sanudo del 1483, Roberta Bragaggia, che discuterà dei problematici confini di boschi e pascoli, motivi di liti e contese, nelle montagne bellunesi, e Silvano Fornasa, che si addentrerà nell’incerto confine tra la vita e la morte, analizzando la pratica devozionale del “miracolo della risurrezione” dei bambini nati-morti, riportati in vita per dare loro il battesimo.
L’età contemporanea sarà esplorata infine da Egidio Ivetic, che presenterà la complessa vicenda del mar Adriatico e dei suoi confini, da Diego Leoni, che parlerà della guerra in montagna combattuta nel 1915-1918, che vide i soldati spinti fino agli estremi limiti verticali per combatter per un confine, e infine da Nicola Labanca, che affronterà il tema del colonialismo italiano.
Ogni incontro è associato a uno o più libri scritti dai relatori e inerenti il focus della giornata. «Vi è l’ambizione di trattare un tema attuale come quello del concetto di “confine”, facendo riflettere i nostri utenti su questioni molto importanti» ha concluso il direttore Melchiorre.