CONGIUNTURA NEGATIVA ANCHE NEL PRIMO TRIMESTRE 2009
Unindustria, il Governo individui un nuovo sistema di regole e dia un segnale chiaro di fiducia agli operatori
| Laura Tuveri |
Treviso - Brutte notizie sul fronte economico. Arrivano agli industriali trevigiani e veneziani che hanno reso noti i dati relativi al quarto trimestre del 2008 che, inequivocabilmente, evidenziano un rapido peggioramento del clima congiunturale nelle imprese industriali delle due province. L’indagine congiunturale, realizzata da Fondazione Nord Est per conto di Unindustria Treviso e Confindustria Venezia, il pessimismo anche il primo trimestre del 2009, sempre rispetto le indicazioni emerse dal campione di imprese.
Innanzitutto va evidenziata la grave situazione della liquidità aziendale e degli incassi pur in presenza di un miglioramento delle condizioni (costi e commissioni) poste dalle banche per l’accesso al credito. Ecco i dati a consuntivo del quarto trimestre, della sola provincia di Treviso. A livello produttivo, quasi un’impresa su due (47,9%) dichiara una produzione inferiore rispetto al 2007 mentre è in crescita per il 19,4%.
Il calo produttivo netto è percepito a ogni livello dimensionale. Sul fronte degli ordinativi il 55,2% di imprese ha visto peggiorare la consistenza del portafoglio ordini. Per gran parte (43,3%, dal precedente 47,5%) l’orizzonte di lavoro assicurato va sempre da 1 a 3 mesi e cresce dal 29,9 al 35,4%. la quota di imprese che non va oltre il mese. A livello occupazionale 66,6% di imprese segnala livelli di stabilità, il 12,4%, fortunatamente, indica un aumento del livello occupazionale, mentre il 21,0% una sua riduzione.Sale sopra il 50% la quota di chi ha visto ridursi le vendite in Italia, mentre rimane pressoché costante quella di chi le ha viste crescere (22,4%).
Il dato del trimestre vede più imprese con export in calo (43,3%) rispetto a quelle in crescita (21,5%). Passa dal 70,7 al 39,2 la percentuale di imprese che hanno registrato un aumento dei prezzi delle materie prime. Il 42,0% ne ha sperimentato la stazionarietà. Ben il 18,8%, infine, ha sperimentato scostamenti favorevoli nel prezzo delle risorse. Scende di ben 22 punti percentuali, dopo i 12 della precedente rilevazione, la quota di imprese che ha trasferito sui listini di vendita le pressioni sui costi delle materie prime: attualmente al 34,9%, dal 56,6% rilevato nel secondo trimestre.
Sul fronte della liquidità nel quarto trimestre la quota di chi lamenta un ritardo negli incassi sale al valore record di 68,3%. Il raffreddamento della corsa dei prezzi non riesce a compensare gli effetti delle sofferenze sul livello della liquidità dell’impresa, che viene definita “tesa” da ben il 39,1% di imprese, e anche questo indicatore raggiunge il massimo almeno dal 2006. Rispetto al credito si riduce dal 70,2 al 39,3% la quota di imprese che lamenta un costo del credito più elevato sul trimestre corrispondente. Si ferma al 33,7% la frazione di coloro che hanno sperimentato una crescita dei costi delle commissioni.
Cosa si prevede per il primo trimestre 2009? Quasi un'impresa su due prospetta una riduzione della produzione. Le aspettative sul fronte degli ordini interni il 12,9% prevede una crescita e il 45,3% la flessione. Anche per gli ordinativi attesi dall’estero il saldo si ferma a -25. Ad attendersi una flessione sono il 34,1% degli intervistati, una crescita l'8,8%. Sul fronte dell’occupazione le imprese che prevedono un saldo occupazionale positivo (8,2%) peggiorano di circa due punti, mentre cresce di otto punti la propensione al ridimensionamento. Rimane, comunque, di gran lunga prevalente la quota di stazionarietà (71,4%).
A livello di investimenti, le imprese con investimenti in calo si confermano al 7%, che rappresenta la quota più elevata dal 2006. Saranno privilegiati gli investimenti in ricerca e sviluppo (17,0%), l'innovazione tecnologica di processo (16,0%) e la sostituzione d’impianti obsoleti (15,5%). “Con il quarto trimestre dello scorso anno – dichiara il Ppesidente di Unindustria Treviso Alessandro Vardanega – la crisi finanziaria ha investito rapidamente e pesantemente l’economia reale in tutti i principali comparti produttivi. Ne è colpita anche la provincia di Treviso che, almeno fino a settembre, ha dimostrato una buona capacità di tenuta.
Va detto che alcuni interventi per affrontare la situazione sono stati attivati a livello locale, regionale e nazionale per sostenere le imprese ed i redditi dei lavoratori. Si può fare di più e per tutti i settori. I problemi del credito continuano, a livello internazionale, ad essere centrali e non risolti così da determinare un clima di turbolenza e incertezza su tutta l’economia. Spetta ai Governi e agli organismi sovranazionali individuare un nuovo sistema di regole e dia un segnale chiaro che porti fiducia a tutti gli operatori”.