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02 gennaio 2025

Treviso

Dentro una bottiglia di Prosecco c'è il racconto di un territorio

Intervista a Giancarlo Guidolin, Presidente del Consorzio Prosecco Doc

| Federica Gabrieli |

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| Federica Gabrieli |

Dentro una bottiglia di Prosecco c'è il racconto di un territorio

TREVISO - Il Prosecco, ambasciatore del territorio veneto. A esserne convinto Giancarlo Guidolin. “Il prosecco – dice - è diventato simbolo distintivo del nostro territorio, rappresentandone le peculiarità, difatti
non è solo un prodotto da consumare ma è anche un patrimonio culturale e storico. In questo senso, la promozione del nostro prosecco è divenuta un’opportunità per far conoscere il Veneto, la nostra
cultura, storia, tradizione e gastronomia, contribuendo così allo sviluppo dell’economia locale attraverso il commercio e il turismo. Questo, anche grazie al lavoro che negli anni, precisamente dal
2009, il Consorzio del Prosecco DOC ha svolto”.

Chi è Giancarlo Guidolin?
“Sono nato a Villorba il 7 febbraio del 1949 , vengo da una famiglia di agricoltori: papà, mamma e tre sorelle. Abbiamo vissuto sino al 1968 in una famiglia patriarcale di ventidue persone e poi la
mia attività in agricoltura. Quindi è proprio dalla mia famiglia che arriva il mio profondo legame con il territorio e con la natura: una famiglia di contadini di cui vado fiero. Conservo bellissimi e
nostalgici ricordi della mia infanzia, anche se c’era poco: affetti famigliari, attesa per la festa patronale, solidarietà, il profumo del pane appena sfornato, di dolci che sapevano di “amore”, di
“casa”, di giochi all’aria aperta e di sogni…..A parte gli studi mi sono sempre condotto l’azienda di famiglia e tuttora lo faccio”.

Se l’aspettava la presidenza del Consorzio?
“Per nulla, anzi non ci avevo mai pensato. Tuttavia sono grato al lavoro del mio predecessore Stefano Zanette che si è prodigato egregiamente per quattro mandati e così come ha fatto il primo presidente Fulvio Brunetta: dal nulla siamo arrivati dove siamo oggi. Succede che nella vita arriva qualcosa che mai ti saresti aspettato ed è accaduto a me, e poi sono il consigliere più anziano del Consorzio – sorride Guidolin - ed anche per questo, non era una mia aspettativa la presidenza”.

Quali sono stati i motivi che l’hanno spinta ad accettare il ruolo?
“Fra le varie cose che sono successe, mi ha spinto prima di tutto il fatto che sono stato proposto dal presidente delle Cooperative di Treviso Belluno in una situazione particolare; poi una grande parte
del consiglio di amministrazione aveva dato la sua disponibilità nel votare per me. E’ stata una grande soddisfazione alla fine perché sono stato votato all’unanimità e li ringrazio tutti”.

Sette mesi di guida del Consorzio. Quali sono i “buoni propositi”?
“Stiamo continuando sulla strada percorsa in passato con successi uno dopo l’altro difatti quest’anno arriveremo a un consuntivo da record di bottiglie e questo è molto importante perché stiamo distribuendo nel territorio ricchezza per tutti dal mondo della viticoltura e a tutto l’indotto. Questi sette mesi di presidenza sono stati un’esperienza molto impegnativa, tuttavia sono gratificato perché il Consiglio di Amministrazione sta seguendo le linee guida che abbiamo
tracciato. La nostra idea è quella di consolidare i risultati ottenuti sin d’ora cercando valore e una qualità sostenibile del prodotto”.

Progetti imminenti e futuri.
“Il progetto immediato con l’inizio del 2025 è quello di dare stabilità alla denominazione anche come potenziale vitivinicolo e poi stiamo lavorando ad un progetto sostenibile che ci porti alla
valorizzazione del nostro prodotto ma anche alle certificazioni non solo quelle del SQNPI ma anche quello di Equalitas; quindi un rafforzamento e una stabilità del potenziale vitivinicolo, cercando che tutta la nostra produzione abbia almeno una certificazione ambientale o biologica o SQNPI (Sistema Qualità Nazionale Prodotto Integrato)”.

Una crescita del Prosecco imponente negli anni ma non si rischia con queste percentuali di crescita di puntare più sulla quantità che sulla qualità?

“Siamo il Consorzio più grande d’Italia e i nostri risultati non sono comuni ad una denominazione d’origine controllata. Perseguiamo la qualità anche con questi numeri, perché oramai la viticoltura
si è realmente adeguata alle nuove tecnologie, quindi tutto questo ci permette nel momento in cui l’uva è buona e che il vigneto ha dato un buon prodotto, tutta la filiera è in grado di mantenere la
qualità che è imprescindibile e tutti siamo consapevoli che senza la quale non avremo questo successo. Il mondo ci sta seguendo perché diamo qualità ad un prezzo che è accessibile a tutti.
Ringraziando madre natura, il nostro territorio; abbiamo vigneti che sono tenuti come giardini”.

Quando si parla di qualità, quali strade si devono intraprendere per la valorizzazione della
denominazione?

“La prima cosa è che il nostro statuto prevede un disciplinare di produzione e quindi ci sono delle regole fisse; questo è il percorso da sostenere proprio perché per fare un prodotto di qualità bisogna
seguire alla lettera il disciplinare che indica la strada giusta”.

Si punta molto sull’enoturismo, che oggi si declina in wine experience. In che modo il Consorzio vuole potenziare questo settore?
“In Veneto il prodotto interno lordo del turismo è uno dei più alti in Italia e si appresta molto con le nostre spiagge, montagne, laghi, città, Ville Palladiane… non ci manca nulla per cui è ovvio
lavorare sul turismo, facendo conoscere e poi apprezzare il nostro prosecco. Siamo presenti con nostre iniziative sulla ristorazione, alberghi, hospitality e su riviste del settore come il Gambero
Rosso”.

La differenziazione dei suoli e di ambiti climatici porta in evidenza vini e anche prosecchi
sfaccettati. E’ complesso promuovere alcuni vini rispetto ad altri?

“Il prosecco fino ad oggi è una denominazione che abbiamo sostenuto a livello generale senza andare nei dettagli della zonazione dove ci può essere un ambiente più vocato rispetto ad altri per la
produzione. Anche su questo campo dobbiamo lavorare perché abbiamo delle situazioni in cui possiamo differenziare il nostro prodotto: per esempio ci stiamo adoperando con Trieste ovvero con
i triestini per il Prosekar (difatti abbiamo la tutela del nome nella nostra denominazione perché abbiamo il paese Prosecco che si trova a Trieste). Si sta lavorando per adottare un metodo classico e
c’è qualche esperienza di qualche azienda, anche nel nostro trevigiano, in un numero molto limitato di bottiglie, che sta provando a sperimentare un prodotto diverso; non so dove ci porterà questa
strada ma anche nel territorio abbiamo in mente qualche zona che vogliamo valorizzare per dare una connotazione e quindi la diversità delle nostre produzioni”.

Prosecco DOC e mercati internazionali, quali priorità e quali prospettive?
“L’80 % del nostro prodotto è destinato all’estero sebbene il primo paese di consumo è l’Italia con oltre 100 milioni di bottiglie. A tre Paesi, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, va il 60%, in particolare
oltre 340 dei 616 milioni di bottiglie che abbiamo prodotto a consuntivo nel 2023. Nel 2024 siamo quasi alla fine e pensiamo di arrivare ai 650 milioni di bottiglie. Poi abbiamo paesi che ci
sorprendono come la Germania, la Francia con oltre 30 milioni di bottiglie, il Belgio , la Polonia, Paesi Bassi, Messico, Russia, Giappone con 2 milioni di bottiglie e 1 milione in Cina; tutta l’Europa
insomma e il nostro futuro è puntare all’Asia che ha un grande potenziale. Questi risultati si sono ottenuti con il Consorzio che ne è il capofila, che ne disciplina i nostri comportamenti e prende le
iniziative di promozione, altresì in particolare per il prodotto e il grande interesse delle aziende imbottigliatrici che tutti i giorni si prodigano nel “bussare porte” per vendere il prodotto. Il
Consorzio partì nel 2009 con poco più di 100 milioni di bottiglie arrivando ad oggi con questi risultanti che continuano a crescere sempre di più”.

In una intervista si definisce il presidente di tutti: viticoltori, vinificatori, imbottigliatori…. Quindi quali sono le vostre priorità in linea con le attese dell’intera filiera, dai viticoltori, ai
vinificatori, agli imbottigliatori che hanno reso possibile il successo di questa denominazione: la qualità delle produzioni, la sostenibilità delle stesse. L’attenzione verso i consumatori e le
comunità locali di cui facciamo parte?

“E’ un lavoro di squadra e questo ha portato a grandi risultati, siamo nel territorio e abbiamo un grande impegno nei confronti di quest’ultimo”.


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