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16 aprile 2024

Effetto greening

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Alberta Bellussi | commenti |

effetto greenig

Effetto greening

Raccolgo lo spunto datomi da un commentatore abituale di questo blog; in questo articolo affronteremo il tema complesso quanto paradossale nelle sue conseguenze dell’”effetto greening”.

Dal 1982 al 2009 il nostro Pianeta è diventato più verde. Nel 25-50% di tutto il territorio vegetato è stato misurato un LAI (Leaf Area Index) in continua crescita. Lo ha rilevato un gruppo di scienziati provenienti da diverse università e istituti e i risultati della ricerca sono stati pubblicati il 25 aprile su Nature Climate Change. Gli scienziati, dunque, hanno messo in evidenza come la Terra si sia ripopolata di vegetazione e come questa abbia esteso le aree di vegetazione fino a far loro raggiungere i 36 milioni di chilometri quadrati. Le aree più interessate dal fenomeno sono Europa, Africa centrale, Sud-est asiatico, Amazzonia settentrionale e Nord America sudorientale.

Il fenomeno è attribuibile per il 70%, secondo quanto è stato scoperto, a un aumento della concentrazione di CO2 nell’aria, che avrebbe fatto da “fertilizzante”. Per il 9% invece avrebbe contribuito l’aumento della deposizione di azoto, per l’8% i cambiamenti climatici e infine per il 4% i cambiamenti nella copertura del suolo.
Certo, tutto questo potrebbe indurci a tirare un sospiro di sollievo.

 E, invece, no!

Perchè quel sospiro sarebbe ricco di  anidride carbonica. Infatti, se ciò avviene, è a causa dell’aumento proprio dell’anidride carbonica che circola nell’atmosfera.

Danni ambientali

In particolare, quel che si è verificato è un aumento della produzione di foglie da parte di alberi e piante. Ciò ha comportato un aumento talmente ingente che, se dovessimo stimarne la quantità, questo fogliame andrebbe a ricoprire il doppio della superficie degli Stati Uniti.

Sembrerebbe una buona notizia, ma bisogna puntualizzare due cose:

prima di tutto questo è un effetto temporaneo perché, se è vero che le piante si sono sviluppate di più nel tentativo di captare quanta più anidride carbonica possibile, è anche vero che affinché la crescita possa continuare servirebbero altri nutritivi in costante aumento, come il fosforo ad esempio, e anche una maggiore disponibilità d’acqua. Sembra quindi che questo sarà un aumento temporaneo, che forse sta vivendo il suo momento di picco proprio in questo periodo. I "negazionisti" del cambiamento climatico hanno presto fatta loro la ricerca, alcuni addirittura sbandierando i benefici delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera perché "fa crescere le piante". Ma quello che insistono a sottolineare gli studiosi, invece, è che l'aumento delle zone verdi è in realtà un vero e proprio sistema di difesa: gli alberi hanno aumentato il fogliame per poter assorbire dosi massicce di CO2.

In secondo luogo, gli scienziati specificano, che i danni causati da un aumento delle emissioni di CO2 bilanciano ampiamente, e anzi superano, i benefici apportati. Catastrofi naturali, con distruzione della vegetazione, innalzamento dei livelli dei mari, acidificazione delle acque e in molti luoghi siccità, possono mettere a dura prova le risorse vegetali del Pianeta e a lungo termine comportare invece una riduzione della massa fogliare globale.

 

Gli scienziati affermano anche, che c’è una similitudine con ciò che è avvenuto fra 53 e 34 milioni di anni fa, nell’epoca dell’Eocene. In quel periodo si erano raggiunte temperature di 14 gradi superiori a quelle attuali. Gavin Foster, coautore dello studio, spiega come queste condizioni sembrino destinate a ripetersi.

Il greening ha la capacità di cambiare radicalmente la ciclicità dell’acqua e del carbonio nel sistema climatico. Essi avvertono che gli aspetti positivi di questo greening rischiano di essere superati da quelli negativi.

Il professor Ranga Myneni, della Boston University, ha detto che lo sviluppo in più di un albero non va a compensare il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione degli oceani, la perdita di ghiaccio marino, e la previsione delle tempeste tropicali più gravi in arrivo. L’obiettivo in ogni caso resta sempre uno: diminuire le emissioni e rendere la Terra un posto più vivibile.

Un monito del nostro Pianeta, quasi un ennesimo canto del cigno, che va ascoltato con politiche e comportamenti mirati e ragionati.



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