Frane e alluvioni disastri innaturali
Intervista all' on.le Chiara Braga
VITTORIO VENETO - L' on. le Chiara Braga, responsabile del settore Ambiente del PD nazionale e membro della segreteria nazionale ( è una delle 8 donne scelte da Renzi) ha partecipato al convegno che ha avuto per tema " frane e alluvioni disastri innaturali" all'interno del dibattito per le elezioni amministrative 2014.
L'iniziativa è stata programmata dal responsabile regionale PD dell'ambiente, Marco Dus, che ha introdotto i lavori, ai quali hanno partecipato anche il consigliere regionale, Claudio Niero, che segue la problematica a livello istituzionale, e Paolo Giandon, responsabile provinciale PD dell'ambiente e capogruppo in consiglio comunale di Conegliano.
L'onorevole Braga, 35 anni, di Bregnano (Como) è stata eletta al Parlamento nazionale nel 2008. Alle primarie del PD del dicembre 2012 è stata la più votata nella sua provincia. Laureata in pianificazione urbanistica, ha lavorato in un'amministrazione comunale in qualità di tecnico, è stata assessore all'urbanistica nel suo comune e consigliere provinciale di minoranza.
Sin dalla prima legislatura ha fatto parte della Commissione Ambiente della Camera.
Prima dell'inizio dei lavori abbiamo potuto intervistarla. Ecco quello che ci ha detto.
D. Sulla base della tua esperienza legata all'ambiente, qual è il messaggio essenziale che dovrebbe passare nel Paese?
R. Bisogna puntare sulla politica della prevenzione e della manutenzione del territorio nazionale.
D. Qual è l'obiettivo del governo Renzi su questa problematica?
R. Chi è colpito da calamità deve essere risarcito in tempi rapidi e immediati per i danni subiti. Dobbiamo lasciarci alle spalle le nostre abitudini nazionali ossia di occuparci del problema dell'ambiente solo dopo aver visto immagini devastanti e distruzione di molte attività produttive.
D. Al di là delle enunciazioni di carattere generale, in questo momento tu sei relatrice nella Commissione Agricoltura e Ambiente di un provvedimento importante. Ce lo puoi sintetizzare?
R. In qualità di relatrice ho proposto di fissare limiti quantitativi di terreno agricolo da utilizzare per l'edificazione, in modo da conservare il suolo agricolo. Per ottenere questo bisogna puntare con grande sforzo al recupero dell'esistente, riducendo al massimo i nuovi insediamenti. Il territorio italiano è caratterizzato da una certa fragilità, ma l'intervento dell'uomo lo va trasformando senza una grande progettualità. Sicuramente bisognerà provvedere ad una gestione migliore del ciclo delle acque: i fiumi e i torrenti devono poter utilizzare i propri spazi naturali.
D. Puoi darci qualche dato economico sui disastri ambientali?
R. I dati monitorati evidenziano un costo sociale ed economico ingente. Finora abbiamo speso oltre 200 miliardi di euro a fronte di un migliaio di emergenze. Per ironia della sorte sulla prevenzione abbiamo speso solo 2 miliardi. Insomma bisogna ribaltare questa logica e puntare alla prevenzione e alla messa in sicurezza delle situazioni notoriamente più critiche.
D. Allora ci vogliono i soldi?
R. Finora anche le risorse disponibili non sono state spese in modo adeguato anche per i vincoli del patto di stabilità, che frena diversi interventi. Il governo Renzi ha trovato 1.700 milioni dello Stato e delle Regioni, finalizzati alla difesa del suolo, ma rimasti congelati dal 2009, ai tempi del governo Berlusconi. Sono dati impietosi perché di fatto è stato speso soltanto il 4% di quello che si poteva fare.
D. Per avere questi dati sconfortanti c'è qualcosa che non va nel sistema o no?
R. La introduzione di commissari straordinari anziché favorire gli interventi, di fatto li ha rallentati, perché ci sono vincoli e competenze che di fatto rendono difficile la individuazione di "chi fa che cosa" per la difesa del suolo, proprio per questa sovrabbondanza di competenze.
pietro.panzarino@oggitreviso.it