LAVORO, POLITICHE ATTIVE CON TUTTI GLI ATTORI DEL TERRITORIO
Attivati due tavoli per aiutare i disoccupati e per studiare le aziende che non hanno risentito della crisi
| Laura Tuveri |
Treviso - La Provincia di Treviso promette politiche attive per l’occupazione. La Commissione provinciale per il Lavoro allargata agli altri attori del territorio varata ormai 2 anni fa, ha messo in piedi una serie di iniziative per favorire l’occupazione.
Lo scorso febbraio sono stati costituiti due tavoli di lavoro: uno mirato alla lettura del mercato del lavoro e all’elaborazione di nuove adeguate politiche per l’occupazione, uno mirato invece a sostenere i lavoratori che soffrono maggiormente la difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro.
“La Provincia continua a monitorare e lavorare assiduamente per l’occupazione. Per il 2010 vogliamo però incentivare le politiche attive rispetto a quelle passive – spiega il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro – l’idea di realizzare due tavoli differenti nasce dalla volontà di lavorare in modo più incisivo. Innanzitutto, vogliamo approfondire il monitoraggio di questa crisi, passando dal taglio “quantitativo” che ha contraddistinto il 2009 ad uno più “qualitativo”.
L’obiettivo è quello di avere dati sulle assunzioni e le fuoriuscite dal mercato, ma soprattutto capire quali settori produttivi sono in ripresa e quali figure professionali risultino ancora appetibili, per collegare queste informazioni alle politiche attive.
In programma, a tal scopo, la realizzazione di uno studio qualitativo su circa 15 aziende del territorio individuate tra quelle che presentano saldi occupazioni positivi da studiare come casi studio dalle quali ricavare “buone pratiche” proponibili al territorio.
"Il secondo tavolo – spiega l’assessore provinciale alle Politiche per l’occupazione, Denis Farnea – è dedicato alle persone che a seguito della crisi sono state poste ai margini del mercato del lavoro che avranno serie difficoltà a re-inserirsi nel mondo produttivo.
L'obiettivo è quello di coinvolgere i Comuni e il mondo della cooperazione sociale per trasformare parte della spesa sociale in volano per la ricollocazione occupazionale dei soggetti più deboli tramite le commesse di pubblica utilità”.