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03 gennaio 2025

Treviso

MOREIRA: DUE 17ENNI SUL BANCO DEI TESTIMONI

Nuova udienza del processo a carico della 23enne brasiliana che non è in aula

| Milvana Citter |

| Milvana Citter |

MOREIRA: DUE 17ENNI SUL BANCO DEI TESTIMONI

TREVISO – Un continuo botta e risposta tra accusa e difesa nel processo a carico di Simone Moreira. Nell’udienza di ieri è stata la volta della difesa della 23enne brasiliana, accusata di aver ucciso la piccola Giuliana, che ha chiesto la trascrizione della telefonata fatta dalla giovane mamma al 112 subito dopo aver perso la piccola e che, secondo gli avvocati di Simone, “demoliberebbe” le tesi dell’accusa.

Ma ieri è stato anche il giorno in cui sul banco dei testimoni sono sfilati due 17enni chiamati in causa per un tema scolastico, l’ex datore di lavoro e presunto fidanzato di Simone e perfino Alvise Tommaseo Ponzetta, uno degli avvocati della 23enne.

Anche ieri Simone non era in aula, assente giustificata perché a riposo vista la recente gravidanza.

LA TELEFONATA AL 112

Il primo colpo di scena arriva dall’accusa. Il pubblico ministero Antonio Miggiani mostra in aula, durante la testimonianza di Aline, un servizio andato in onda nel telegiornale di Antenna Tre in cui, sentita al telefono, l’amica brasiliana dichiara di essere andata in Piazza Rizzo perché chiamata da Simone. Una versione quindi diversa rispetto a quanto detto ai carabinieri e cioè che Simone che sarebbe andata a casa dell’amica a prenderla subito dopo aver perso la bambina.

Ma poco dopo arriva la risposta della difesa dell’avvocato Antonio Forza, legale di Simone che, durante la testimonianza del tenente Andrea Paris, carabiniere in servizio a Conegliano, chiede conto della telefonata che Simone ha fatto al 112 alle 22.43 del 2 settembre. Pochi minuti dopo aver perso la figlia. L’avvocato chiede al tenente, che ha trascritto la chiamata, quante voci si sentivano. Il tenente non ricorda, viene quindi acquisito il file audio che il giudice Gioacchino Termini chiede di sentire subito.

L’ascolto è difficile, Simone ad un certo punto parla in portoghese, apparentemente con qualcuno a cui sta dando indicazioni stradali – l’amica Aline che la stava riportando in Piazza Rizzo? -. Il giudice ha quindi disposto una perizia sul file con l’ausilio dell’interprete ma la difesa è convinta di aver segnato un punto importante: “La trascrizione su perizia – commenta Antonio Forza -, demolirà le tesi della difesa a cominciare dallo stato di concitazione e disperazione di Simone fino alla teoria per cui la macchina sarebbe sempre rimasta in via Umberto I e sarebbe stata Aline a raggiungere Simone e non viceversa”.

IL TEMA SCOLASTICO

Sul banco dei testimoni ieri anche due 17enni, due studenti dell’Isis Obici di Oderzo. Uno dei due ragazzini, pochi giorni dopo la morte di Giuliana, ha ricostruito la tragedia della notte del 2 settembre, raccontando di essere stato in piazza Rizzo, di aver sentito il tonfo di un corpo che cadeva in acqua e di aver visto poco distante una donna che pregava.

Un racconto che aveva fatto sobbalzare la sua insegnante di italiano la quale, dopo avergli chiesto se ciò che aveva scritto fosse vero o frutto della fantasia, lo aveva invitato a raccontare tutto ai carabinieri. Il ragazzo l’aveva inizialmente fatto, dicendo di essere stato in compagnia di un altro studente. Una volta a casa però aveva confessato ai genitori di aver mentito per paura di prendere un brutto voto ed aveva quindi ritrattato.

L’avvocato di parte civile Luigi Fadalti ha voluto comunque risentire i ragazzi che, in aula davanti alla corte, hanno confermato che si trattava solo di un racconto di fantasia. Il ragazzino è stato anche punito per la sua bugia, la scuola gli ha inflitto 5 giorni di sospensione dalle lezioni e 15 giorni di lavoro volontario presso un centro disabili.

“E’ un racconto talmente dettagliato che difficilmente si può credere che sia frutto della fantasia” ha commentato il legale che ha quindi chiesto di sentire l’insegnante e di acquisire il tema scritto dal ragazzino.

Particolarmente innervositi dalla situazione i genitori dei due ragazzini che hanno atteso per tutta la giornata il momento delle deposizioni dei figli . che, infastiditi dai tempi dilatati dell'udienza si sono rivolti alla corte scatenando la viva reazione del giudice Termini al quale hanno poi chiesto scusa. In particolare il padre di uno dei due ha scritto più volte all'avvocato di parte civile Luigi Fadalti, che aveva citato come testi i 17enni spiegando che la testimonianza era inutile in quanto basata su un falso e che per questo suo figlio non avrebbe dovuto salire sul banco dei testimoni.

 

L’EX FIDANZATO

Chiamato a deporre anche Andrea Longato, il 29enne che insieme al padre gestiva il centro massaggi in cui Simone Moreira e l’amica Aline si prostituivano. E’ lui quello che, nelle intercettazioni telefoniche ed ambientali, le amiche definiscono “il fidanzato di Simone”.

Longato ha ammesso però di avere avuto solo “un’amicizia sessuale” con Simone, di non esserne mai stato innamorato e di non essersi neppure reso conto che lei lo fosse di lui. Non era a conoscenza di una lettera d’amore che lei gli aveva scritto ed era custodita nel suo computer. All’uomo è stato anche chiesto se Simone gli avesse mai annunciato di essere incita. Domanda scaturita da una precedente testimonianza, quella di Mario Rebeca, cugino di Michele Favaro l’ex compagno di Simone. Dalla sua testimonianza di ieri è emerso che a Rebeca, via chat, Simone aveva confidato di essere incinta, dichiarando che il bambino poteva essere proprio di Longato, l’uomo di cui: “Sono pazzamente innamorata, a lui ho detto per la prima volta ti amo, non mi sono mai sentita così”.

La prossima udienza del processo è fissata per il 16 novembre, quinta udienza del processo nella quale il pubblico ministero Antonio Miggiani vorrebbe esaminare l’imputata. Sempre che Simone Moreira sia presente.

 

L'AVVOCATO TESTIMONE

Chiamato a deporre dall'avvocato Fadalti, è salito sul bando dei testimoni anche Alvise Tommaseo Ponzetta legale di Simone Moreira. Oggetto della sua dichiarazione una telefonata tra il legale, che aveva già assistito la Moreira per i suoi precedenti guai giudiziari e nella causa di affidamento della piccola Giuliana, e l'avvocato Maria Grazia Boccato difensore di Michele Favaro nel contenzioso per la bambina. In quella chiamata Il legale avrebbe detto alla collega che Simone era colpevole. Tommaseo Ponzetta ha però spiegato che quella non era nè una sua opinione nè un suo convincimento ma che aveva solamente riportato a Boccato i dubbi espressigli dai carabinieri di Ponte di Piave quando gli avevano comunicato della morte della bambina.

 


| modificato il:

Milvana Citter

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