Cercasi professori di matematica, fisica e scienze: molte le cattedre ancora scoperte
Molti aspiranti docenti respinti al concorso riservato per le materie scientifiche. Per Salvatore Auci (Snals) la carenza di docenti è dovuta agli stipendi, i più bassi in Europa.
TREVISO - Una volta le promesse - quelle non mantenute - si attribuivano ai marinai. Da un po’ di tempo (anzi da molto) i ministri - dell’Istruzione - stanno dimostrando di cavarsela anche meglio. Magari la colpa magari non è sempre e soltanto loro. Magari di previsioni sbagliate si tratta. O magari ancora di errato calcolo delle risorse e mezzi a disposizione. Probabilmente al ministro Bianchi è mancato il tempo necessario ad approcciare la macchina - che è in verità un vero e proprio Tir - della scuola che è in Italia. E quindi gli insegnanti-tutti-in-cattedra, dal primo giorno di scuola li stanno aspettando ancora, in tanti. Soprattutto di docenti di materie scientifiche, tecnologiche e matematiche non c’è traccia.
Il recente concorso riservato ai giovani laureati nelle materie Stem (quelle scientifiche) ha prodotto una morìa di cui nessuno ha capito il senso: servono insegnanti di discipline scientifiche ma quando sì presentano a sostenere l’esame di abilitazione numerosi vengono bocciati. E quindi “persi”, perché difficilmente torneranno a considerare la possibilità di impiegarsi nella scuola. Se poi si aggiunge il problema del riconoscimento economico, la strada si fa ancora più impervia: alla fine del mese di settembre, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) ha pubblicato l’annuale report sullo stato dell’istruzione nei diversi Paesi del mondo, mettendo a confronto le retribuzioni dei docenti dei diversi ordini di scuola secondo anzianità di carriera. A leggerlo si capiscono tante cose sul funzionamento al contrario della scuola italiana...
Salvatore Auci, segretario provinciale della Snals (il sindacato autonomo della scuola) di Treviso: “Un esercizio pseudo-politico molto praticato dai vari ministri dell’istruzione che si alternano da oltre trenta anni è sempre stato quello di affermare che gli stipendi dei docenti italiani sono di gran lunga inferiori a quelli europei e che devono essere aumentati, salvo poi non fare nulla per risolvere il problema. Unica eccezione è stata quella dell’onorevole Lorenzo Fioramonti, dal 5 settembre al 30 dicembre 2019 ministro dell'istruzione, che dopo aver affermato la necessità di ridare dignità alla scuola e al personale docente, inascoltato, ha avuto il coraggio di denunciare la falsa attenzione della politica nei confronti della scuola dimettendosi”.
Circa le differenze stipendiali degli insegnanti italiani rispetto a quelli europei, dall’analisi dei dati diffusi dall’Ocse e dall’Aran risulta clamoroso non solo il gap stipendiale mensile, ma anche il danno accumulato nel corso degli anni di lavoro. Addirittura il personale docente delle scuole superiori, il cui divario retributivo massimo rispetto alla media dei Paesi Ocse si registra intorno ai 15 anni di servizio, nei 25 anni finali della sua carriera percepisce complessivamente circa 250.000 euro in meno dei colleghi europei.
Conclusione scontata quella di Auci:” Il motivo della carenza di docenti di materie scientifiche, tecnologiche e matematiche è sicuramente economico. Infatti, se le retribuzioni dei docenti italiani fossero più elevate, potrebbero attrarre anche giovani laureati nelle materie Stem che oggi scelgono invece altre tipologie di lavoro meglio remunerate. Se le retribuzioni dei docenti fossero più elevate aumenterebbe la considerazione sociale nei confronti della categoria, con il conseguente vantaggio per la scuola italiana. Ma questi sono discorsi cha alla nostra classe dirigente non interessano”.