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24 aprile 2024

Olio di palma..buono o cattivo?

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Alberta Bellussi | commenti |


Olio di palma ...buono o cattivo?


Ve lo ricordate il padiglione Malesia all'Expo di Milano?


Quel chicco enorme che invitava il visitatore ad entrare era proprio il frutto da cui si ricava l'olio di palma. E li si parlava delle mille qualità di questo prodotto. Da quest'estate è partita una campagna nei media in difesa dell'olio più consumato al mondo; spot televisivi, pagine dei media cercano di ricostruirne la fama perduta in questi ultimi due anni. Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) ha recentemente lanciato una massiccia campagna di comunicazione: la pagina proposta  sui principali quotidiani in cui si dice che “l’olio di palma rispetta l’ambiente e la salute”. 


Olio di palma fa male, l’olio di palma fa bene. L’olio di palma è cancerogeno e fa venire il diabete, l’olio di palma è antiossidante e pieno di vitamine. L’olio di palma disbosca foreste e uccide animali in via di estinzione, l’olio di palma è sostenibile. L’olio di palma si produce con lo sfruttamento degli operai e privando gli indigeni delle loro terre, l’olio di palma è certificato e proviene solo dalle piantagioni che rispettano le popolazioni locali e i lavoratori. 


Olio di palma: tutto e il contrario di tutto, se si sta dietro al fardello di opinioni che circolano, giudizi contrastanti, studi non provati, analisi interessate di nutrizionisti che poi si scoprono consulenti di aziende alimentari. E chi più ne ha più ne metta.  


Proviamo a capire. 


Perchè sono un paio d'anni che si parla di olio di palma e non prima d'ora?


Anche se la bufera si è scatenata solo negli ultimi anni, l’olio di palma non è un nuovo esotico ingrediente appena introdotto. L’olio di palma c’è da decenni ed è presente  in grande quantità nei nostri prodotti, in gran parte di quelli alimentari confezionati: dalle merendine ai biscotti agli snack salati, fino agli shampoo e ai detersivi.  Sembra che l’opinione pubblica se ne sia accorta solo in questi ultimi anni.  Il motivo è legato al fatto che da dicembre 2014   è obbligatorio indicarlo nella lista degli ingredienti dei prodotti alimentari, mentre prima veniva camuffato sotto il nome generico “grassi vegetali” o “oli vegetali”.  Quindi sotto la dicitura olio vegetale ci poteva essere soia, girasole, cocco... nessuno aveva il diritto di saperlo: nessuna differenza di denominazione, ma tanta differenza nei grassi saturi quelli che fanno tanto male alla salute. Da qui sono nate  le rivolte e il mondo si è sollevato, contro l'olio di palma.


Che cos'è l'olio di palma?


L’olio di palma è l’olio vegetale più usato al mondo, non solo dal settore alimentare, ma anche da quello cosmetico, energetico, farmaceutico e persino nella produzione di mangimi: nel 2014 ha rappresentato il 40% degli oli vegetali prodotti nel mondo. A seguire l’olio di soia (27%), colza (14%) e girasole (10%). L’olio d’oliva è invece una rarità preziosa, con appena l’1% della produzione globale.  Secondo i dati del Wwf, inoltre, l’Italia è il secondo paese importatore in Europa di olio di palma, con il 25% sul totale. 


Le ragioni del boom derivano dal fatto che, sia per i coltivatori che per i produttori, l’olio di palma è una vera e propria manna. La pianta da cui deriva, coltivata in Malesia e Indonesia in primis (86% della produzione globale, con effetti importanti per il sostentamento locale), rende moltissimo.  La raccolta su una certa superficie di terreno dà molto più olio rispetto alla soia o al girasole che richiederebbero più spazio per ottenere la stessa quantità di prodotto. Anche per questo costa poco, con l’ulteriore vantaggio, per l’industria alimentare, di essere un grasso solido come il burro e quindi di rendere gli alimenti cremosi o croccanti, ma senza influenzare i sapori e permettendo anche una maggiore conservazione dell’alimento. L’olio d’oliva invece è ricco invece di monoinsaturi che sono i grassi migliori per l’organismo


Cosa lo rende così contestato?


L'olio di palma è un  grasso saturo. I grassi saturi sono quelli che possono incidere negativamente su circolazione e cuore. Quelli che aumentano il rischio di infarto, per intenderci, tra le prime cause di morte nel mondo occidentale. Inoltre recenti studi dimostrano che l’acido palmitico (uno dei saturi presenti nell’olio di palma, ndr) infiamma le membrane cellulari, induce l’aterosclerosi e ha un ruolo chiave nella produzione di un fattore necrotico che è all’origine dei tumori. Altro elemento è l’accumulo di grasso nel fegato. Infine, il fenomeno infiammatorio è a sua volta causa di diabete, malattie cardiovascolari, obesità e addirittura sofferenze cerebrali e neurologiche.


 L’industria non ha ignorato la polemica e, da un lato, alcune imprese hanno eliminato l’olio di palma dai loro prodotti aderendo in alcuni casi persino alla petizione; dall’altro lato, hanno tentato di riabilitarne l’immagine, prima di rischiare il fallimento. 


 


CONTENUTO DI GRASSI SATURI


Olio di cocco  grassi saturi  90,0  gassi monosaturi g 6,0 


Olio di palma   grassi saturi 50,0  grassi monosaturi g 40,0 


Olio di oliva grassi saturi  16,0 grassi monosaturi  g 75,0 g 


 


C'è anche una questione ambientale?


Altra questione è la sostenibilità ambientale e sociale dell’olio di palma, un problema che invece non può essere soggetto a interpretazioni. Anche in questo caso, che l’industria dolciaria lanci il messaggio “rispetta l’ambiente” ci sembra un po’ fuorviante, nonostante si faccia appello a certificazioni volontarie  e si prometta un impegno ulteriore per il futuro. Per esempio in Indonesia la situazione  è pessima. Il 70% delle coltivazioni si trovava in aree prima occupate da foreste, che erano state distrutte e incendiate per lasciare spazio alle redditizie palme, causando così la scomparsa dell’80-100% delle specie animali che le abitavano, tra cui oranghi, elefanti e rinoceronti, già in via di estinzione: un danno enorme alla biodiversità tipica di queste aree e un contributo pesantissimo all’impennata di gas serra nell’atmosfera. Senza contare le violazioni dei diritti territoriali delle comunità indigene, con espropriazioni delle terre dei contadini e deportazioni di interi villaggi. Ancora: uso di pesticidi in modo non monitorato e rischi di contaminazioni per terreni e acque. Sfruttamento di lavoratori e di minori. E queste sono minacce concrete anche per il Centro e il Sud America, dove le piantagioni di olio di palma stanno prendendo sempre più piede. 


Un singolo ingrediente non può essere sicuramente responsabile di malattie non trasmissibili ma essendo un grasso saturo il suo uso va sicuramente limitato e il problema è che si trova in moltissimi alimenti.


 In realtà dietro questo olio ci sono contrasti, dicotomie, interessi,  questioni etiche, ambientali e salutistiche di ogni tipo di cui noi ne siamo involontariamente parte.



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