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29 marzo 2024

Treviso

Sessantamila perderanno il lavoro in Veneto alla fine di marzo

L'allarme delle Acli di Treviso che in vista della scadenza di cassa integrazione e blocco dei licenziamenti si stanno attivando

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

disoccupati

TREVISO - Sessantamila veneti rischiano di rimanere senza lavoro alla fine del mese prossimo, alla scadenza dei termini della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti. Preoccupate le Acli di Treviso, ma non solo per questo. Peggiorata, e di molto, la qualità del lavoro e il disagio per la natura dei contratti, i demansionamenti, le retribuzioni, in alcuni settori più che in altri. In molti, negli ultimi due mesi, si sono rivolti agli uffici del patronato Acli per ricevere un supporto nella gestione dei rapporti di lavoro: più del 30%. dei lavoratori hanno chiesto di di controllare le buste paga spesso per sospette irregolarità in concomitanza con periodi di cassa integrazione Covid-19; oppure per esaminare il contratto di lavoro, approfondendo diritti e doveri durante l’emergenza pandemica. Non ultimi coloro che hanno cercato di intraprendere nuovi percorsi lavorativi: uno dei timori maggiori è infatti suscitato dal prossimo fallimento aziendale, quando non sia già intervenuto. Quarantenni e cinquantenni sperimentano sulla propria pelle un senso di spaesamento che spesso si traduce in disillusione e rabbia.

“Dall’aiuto commessa che in realtà ha la piena è totale responsabilità della gestione di un punto vendita, ai dipendenti di ristoranti che hanno cominciato a lavorare come lavapiatti per poi diventare aiuto cuochi, ma non hanno mai visto riconosciute le proprie posizioni contrattuali e lavorative – spiega Alessandro Pierobon, presidente provinciale delle Acli e del Patronato. Il tema dello sfruttamento lavorativo qui da noi assume tante sfaccettature, e non dimentichiamo che riguarda anche il mondo dall’assistenza familiare, il settore agricolo, l’enorme pletora di persone impegnate nei call center”.

Non di solo nero si ti tinge la crisi del lavoro nella Marca. Anche di grigio, quando un lavoratore è inserito in un’azienda con un inquadramento non appropriato oppure con un contratto “di facciata”. È il caso delle finte prestazioni occasionali o degli stage senza contenuto formativo; così come dei contratti part-time dove l’orario di lavoro effettivo è di 40 ore. “Se in generale l’epidemia ha peggiorato condizioni del mercato del lavoro, nei nostri uffici registriamo che le donne e i giovani hanno pagato un prezzo molto alto in quanto impegnate a ricoprire ruoli e a svolgere lavori precari, soprattutto nei servizi, ma anche perché hanno avuto un maggiorè carico di lavoro familiare” - aggiunge Chiara Pozzi dell’Ufficio Lavoro dèl Patronato Acli.

Con l’obiettivo di favorire il lavoro dignitoso e sostenibile per tutti, le Acli di Treviso stanno avviando in queste settimane un nuovo progetto intitolato: “Il lavoro N/Mobilita l’uomo”, finanziato dalla Regione Veneto. Ogni mese verranno calendarizzati due incontri di approfondimento sulla contrattualistica e i diritti doveri dei lavoratori, specie in condizioni di maggiore vulnerabilità . Sarà inoltre ampliato lo spazio dedicato alla consulenza sulle questioni lavorative con la presa in carico di persone già in situazione di fragilità e aggravatasi con l’epidemia. Per una decina di loro sono in vista percorsi di inserimento o di reinserimento lavorativo.

 


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Roberto Grigoletto

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