Vaccino a liceali e professori, così la scuola a gennaio potrà ripartire
Più autobus e ingressi scaglionati potrebbero non bastare per evitare la diffusione del contagio. La vaccinazione a chi va a scuola risolverebbe il problema.
TREVISO - Si rientrerà – ma è ancora troppo presto per asserirlo con certezza – “a scaglioni” il prossimo 7 gennaio negli istituti superiori della provincia di Treviso. Gli studenti si turneranno tra le otto e le dieci del mattino, per consentire all’azienda dei trasporti pubblica, che si appoggerà alle ditte private, di evitare assembramenti e intasamenti. Solo nei comuni di Treviso, Villorba (Lancenigo) e Valdobbiadene le lezioni inizieranno al medesimo orario per tutte le classi. La soluzione pare essere stata individuata al tavolo prefettizio. Ma le incognite non mancano: quanto risalirà, durante le feste, la curva dei contagi nella Regione più intasata d’Italia? I conti insomma, come sempre del resto, si fanno alla fine. Che poi in questo caso coinciderà con l’inizio della didattica finalmente in presenza. Della DaD studenti, professori e famiglie anche non ne possono proprio più.
A gennaio ci sperano davvero tutti di rientrare in classe. E tra il 4 e il 7 del primo mese del nuovo anno cominceranno anche a essere somministrate le prime venticinquemila dosi di vaccini in provincia di Treviso. La domanda che già molti hanno cominciato a rivolgere è: “Perché non vaccinare - subito dopo medici e operatori sanitari – studenti insegnanti e personale scolastico delle scuole superiori?”. Se la diffusione del contagio dovesse mantenersi ai livelli elevati di queste settimane e degli ultimi giorni soprattutto, le correzioni e le integrazioni apportate al sistema dei trasporti non rappresenteranno la soluzione al problema. Senza considerare altre inevitabili occasioni di socializzazione che si tramutano in assembramento per studenti che è illusorio credere di poter “mettere in conserva” tutto il tempo in un autobus e in un’aula. E dunque una campagna di vaccinazione da attuare prioritariamente nella popolazione scolastica dei licei e degli istituti superiori è una ipotesi di lavoro rispetto alla quale i sindacati della scuola si pronunciano già favorevolmente.
Lorella Benvegnù, segretaria provinciale della Cisl-scuola di Treviso e Belluno: “Una campagna vaccinale riservata sarebbe ben accolta dal mondo della scuola. Del resto già a settembre, prima di iniziare le lezioni del nuovo anno, gli insegnanti si sono sottoposti in massa al test sierologico. Il 7 gennaio dobbiamo poter rientrare tutti in classe: la didattica a distanza è stata faticosissima per tutti; la scuola si deve fare in presenza. Rientrare quindi, ma in sicurezza, a tutela di tutti”. Ne è convinto anche Salvatore Auci, segretario provinciale dello Snals: “”Il vaccino prioritario al personale della scuola può permettere di terminare l’anno scolastico con attività didattiche in presenza. Considerato l’alto rischio cui è esposto il personale docente e Ata, dopo gli operatori sanitari bisogna rivolgere l’attenzione a chi lavora a scuola. Non dobbiamo dimenticare che il quarantotto per cento del corpo docente italiano ha un’età media superiore ai 57 anni”.