La verità di Gentilini: "Raccomandazioni? Fatto migliaia di volte, aiutavo persone in difficoltà"
L'ex sindaco replica alle accuse del segretario provinciale Coin e si definisce "Gentilini-Trump"
TREVISO - Giancarlo Gentilini non molla, anzi rilancia. Alle pesanti accuse mosse dal segretario provinciale della Lega, Dimitri Coin, sulla sua “consuetudine ad assecondare richieste di raccomandazioni”, l’ex sindaco di Treviso ha risposto in modo del tutto inaspettato.
Anziché negare, Gentilini ha infatti dichiarato “di averlo fatto migliaia di volte. La gente bisognosa veniva da me, e io cercavo di trovarle una sistemazione, chiedendo aiuto a degli amici industriali. Le lettere le scriveva la mia segreteria, non ho nulla da nascondere. Non imponevo assunzioni né chiedevo soldi”.
Gentilini avrebbe quindi acconsentito ad indirizzare persone in difficoltà su delle vie - per così dire – preferenziali, ma solo “per aiutare il mio popolo, e non me stesso o i miei. Molti hanno scheletri nell’armadio, io non ho nemmeno l’armadio”.
Gentilini ha precisato come ai tentativi di corruzione abbia invece sempre opposto un netto rifiuto: “A chi tentava di corrompermi dicevo di uscire immediatamente dalla stanza, altrimenti avrebbe sfondato la porta blindata con un volo”.
L’ex “sceriffo” ha poi minimizzato la polemica con il segretario provinciale: “Hanno fatto di un granello di sabbia una montagna. Forse Coin non conosce la realtà storica della lega. Io resto un leghista del 1994: a Treviso ora nessuno sembra aver votato Manildo, e tutti vogliono Gentilini-Trump”.