VOUCHER PER BAR, RISTORANTI E NON SOLO
Perché un sistema straordinario sarebbe utile
| Claudio Bottos |
LAVORO - Da lunedì 26 aprile, con la zona gialla aprono bar e ristoranti all’aperto. Il percorso di apertura è già stato disegnato con il Decreto-legge 52 del 22 aprile 2021. I ristoranti potranno riaprire anche al chiuso dal 1° giugno 2021, questo percorso potrà essere soggetto a cambiamenti in funzione dei numeri relativi all’andamento dell’epidemia e delle vaccinazioni.
Ma chi legifera è davvero a conoscenza dei processi di gestione di queste imprese? Dico questo perché non basta solamente legiferare sui tempi e su alcune regole da seguire. Se si vuole dare una mano a questo settore, e non solo, oltre ai ristori che hanno lo scopo di rimborsare la chiusura obbligata degli esercizi, si devono creare norme, anche temporanee, per mettere in condizioni queste imprese di poter ripartire velocemente e facilmente. Chi conosce il settore, sa che una delle difficoltà consiste nel trovare personale preparato e disponibile in giorni e orari particolari.
Ma non finisce qui, perché potrebbero esserci giorni in cui il personale non serve per mancanza di prenotazioni. Per sopperire a queste esigenze l’impresa ha necessità di poter chiamare al lavoro velocemente, senza complicarsi la vita con aspetti burocratici, persone idonee a ricoprire i ruoli necessari quali quello di cuoco, lavapiatti, barman, cameriere, addetti alle pulizie, ecc. Una soluzione quale potrebbe essere? Quella di creare un sistema straordinario di voucher per alcuni settori, perché danno risposte a queste esigenze, aiutando le imprese ad essere più flessibili e veloci alle esigenze del mercato e della clientela mettendo, allo stesso tempo, in sicurezza l’impresa e i lavoratori con la copertura assicurativa e fiscale. Bisogna avere il coraggio di fare anche scelte come questa, sapendo che qualcuno non è d’accordo ed ha fatto di tutto, a suo tempo, per farli modificare.
I problemi vanno affrontati e risolti, soprattutto in una realtà straordinaria come quella che stiamo vivendo. Credo che questa soluzione darebbe una mano a chi è disoccupato e infonderebbe speranza a chi vuole inserirsi nel mondo del lavoro. Di questo ne avevo già parlato in questo articolo, nel quale evidenziavo le priorità nelle valutazioni. In primo luogo, il rispetto da parte delle imprese delle norme di sicurezza per garantire la salute dei clienti, dei dipendenti e dei titolari e, in secondo luogo, il mantenimento degli equilibri economici e finanziari dell’impresa per la continuità aziendale.
Per il tema degli equilibri economici e finanziari, i ristori dovrebbero essere equi e, per esserlo, si dovrebbero differenziare sulla base della incidenza dei costi fissi sul fatturato. Se guardiamo ad esempio ristoranti, bar e alberghi, i principali costi fissi sono quelli relativi agli affitti e locazioni, ai costi di finanziamento per interessi e spese bancarie, agli ammortamenti dei beni e altri costi operativi correnti, tra cui i costi del personale dipendente. Se invece guardiamo a categorie come ad esempio i giornalisti, gli artisti, i professionisti che operano direttamente senza una struttura, hanno costi fissi molto bassi o quasi inesistenti. Per questo motivo la logica dei ristori basati sul fatturato va stretta a chi ha costi fissi elevati ma va bene a chi ha pochi o quasi nulli costi fissi.
Teniamo inoltre presente che dal 1^ maggio si rimette in moto la macchina della riscossione perché finisce lo stop che era stato concesso causa covid. Si parla di circa 35 milioni di atti tra cartelle esattoriali, avvisi di addebito e avvisi di accertamento che erano stati congelati dall’8 marzo 2020 al 30 aprile 2021. I contribuenti avranno un mese per mettersi in regola con i versamenti e purtroppo, penso che tanti contribuenti non saranno in grado di onorare questi pagamenti. La politica sta chiedendo alle imprese di innovarsi, di avere fantasia, di fare ricerca per crescere ed uscire dalla crisi in cui la pandemia ha cacciato non solo il nostro paese ma tutto il mondo, le imprese di contro chiedono alla politica di legiferare per semplificare la macchina burocratica, snellendo le procedure e mettendo a disposizione strumenti snelli e veloci, come ad esempio i voucher, oltre che erogare i ristori in modo equo e soprattutto veloce.
Riusciremo? Da ottimista quale sono lo spero, ma nutro dubbi, non solo per quanto detto sopra che servirebbe per dare una spinta nel breve termine ma, anche e soprattutto in ottica futura, visto che, gli interventi che si dovranno fare con i soldi del PNNR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) saranno efficaci nel lungo termine solo se saranno realizzate le riforme, a partire da quella del fisco e del lavoro con semplificazione e sburocratizzazione delle procedure, a quella della giustizia per snellire e accorciare i tempi dei processi. Riforme di cui se ne parla da molti anni e delle quali, credo, se ne parlerà ancora per lustri.
di Claudio Bottos (Consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale)