A Casa Amica stop alle visite, ma gli anziani hanno capito l’utilità di questa restrizione
Nella struttura residenziale di Fregona continuano le attività con i volontari
| Claudia Borsoi |
FREGONA – «Se in occasione della prima ondata della pandemia da Covid-19 gli anziani avevano reagito male alla negazione delle visite da parte dei loro cari, ora capiscono quanto utile sia questa restrizione per ridurre il contagio». Da una settimana le visite nella casa di riposo “Casa Amica” di Fregona, ripartite a giugno con una media di 20 visitatori al giorno, sono sospese. Continuano invece le attività con i volontari a differenza del periodo primaverile quando anche queste erano state sospese.
«Siamo molto allenati nell’affrontare la situazione – afferma il direttore Bernardo Franco – e ci tengo a ricordare che siamo una delle poche realtà che ha avuto il privilegio di non contare decessi sebbene l’incidenza del virus, in occasione della prima ondata, sia stata molto alta. Abbiamo infatti avuto circa 50 positivi tra ospiti e operatori. E l’unico ricoverato, il paziente 1, oggi sta bene. Se ci fossero dei nuovi casi, siamo psicologicamente tranquilli perché sappiamo come comportarci. Il piano di emergenza è ormai collaudato».
Le nuove restrizioni, e in particolare lo stop alle visite dall’esterno, non stanno avendo ricadute psicologiche sugli ospiti perché non è altro che quanto già vissuto mesi fa. «In queste seconda fase, essendoci la possibilità di fare i tamponi, i volontari continuano ad entrare nella struttura conducendo delle attività che fanno bene ai nostri ospiti – dà atto il direttore -. Si tratta di una decina di persone di Fregona che hanno tra i 60 e i 70 anni e che sono costantemente monitorate».
“Casa Amica”, a differenza di altre strutture residenziali della Marca, non registra problemi in ordine alla carenza di personale. «Da gennaio abbiamo iniziato un progetto di riorganizzazione dell’assistenza che prevede un modello diverso e che valorizza anche il ruolo dell’infermiere che da noi – spiega il direttore che ha anche una laurea in scienze infermieristiche – è un case-manager a tutti gli effetti, non una figura che si limita a distribuire pasticche. Al momento l’unica perplessità che nutro, in relazione alle disposizioni in vigore, è che se una struttura conta al suo interno una positività debba sospendere gli ingressi di nuovi ospiti. Non lo ritengo giusto per le famiglie».