Grandi Rischi, lasciano i vertici
P. Civile: salto indietro di 20 anni
ROMA - Dopo la condanna emessa ieri dal Tribunale dell'Aquila si profila una "paralisi delle attività di previsione e prevenzione". E' quanto scrive la Protezione civile in una nota. "Il Dipartimento della Protezione civile -si legge- sente l'obbligo di tracciare il quadro delle conseguenze che si stanno già ripercuotendo sul Servizio Nazionale della Protezione civile a seguito della sentenze di condanna emessa ieri dal Tribunale de L'Aquila", e "la prima conseguenza riguarda le dimissioni formalmente presentate al presidente del Consiglio dei ministri da parte dei componenti della Commissione Grandi Rischi nominata il 23 dicembre 2011, oltre a quelle del Professor Mauro Dolce, direttore dell'Ufficio rischio sismico e vulcanico del Dipartimento".
La seconda "porta alla paralisi delle attività di previsione e prevenzione, poiché è facile immaginare l'impatto di questa vicenda su tutti coloro che sono chiamati ad assumersi delle responsabilità in questi settori considerati i pilastri di una moderna Protezione civile. Il rischio è che si regredisca a oltre vent'anni fa, quando la protezione civile era solo soccorso e assistenza a emergenza avvenuta''. ''Oppure -prosegue la nota- che chi è incaricato di valutare finisca per alzare l'allerta al massimo livello ogni qualvolta i modelli previsionali forniscano scenari diversificati, generando una crescita esponenziale di allarmi che provocheranno assoluta sfiducia nei confronti di chi li emette o situazioni di panico diffuso tra la popolazione".
In entrambi i casi, ragiona la Protezione civile, le istituzioni e "primi fra tutti i sindaci, che per legge hanno l'obbligo di pianificare e prendere decisioni a tutela dei propri cittadini, lo dovranno fare senza il fondamentale supporto di coloro che fino a ieri, avendo le necessarie competenze ed esperienze, fornivano valutazioni e interpretazioni sui molteplici rischi che interessano il territorio italiano e che da oggi non si sentono piu' tutelati dal Paese per cui prestano servizio". "In terzo luogo non si puo' dimenticare quanti siano i temi, drammaticamente attuali, su cui il Dipartimento della Protezione Civile rischia di perdere interlocutori essenziali: ad esempio lo sciame sismico in corso da quasi due anni nell'area del Pollino, o gli scenari di riferimento per l'aggiornamento dei piani nazionali di emergenza per i vulcani napoletani".
Secondo il Dipartimento la sentenza non tocca solo il mondo scientifico ma "pesantemente" anche altre realta' "cardine, a partire dalle centinaia di tecnici dei Centri Funzionali e dei Centri di competenza che ogni giorno si occupano di monitorare, sorvegliare e valutare i fenomeni naturali al fine dell'allertamento delle amministrazioni e delle strutture operative; ma anche i moltissimi professionisti dei numerosi Ordini che gratuitamente e volontariamente mettono a disposizione il proprio tempo e la propria esperienza in emergenza", e l'ukltimo esempi oe' styato in Emilia. La Protezione civile, infine, garantisce di "svolgere al meglio i propri compiti", ma "auspica che le istituzioni del paese trovino il modo per restituire serenita' ed efficienza all'intero sistema nello svolgimento delle proprie attività".
Gli uomini di Gabrielli lanciano l'allame poche ore dopo che l'ufficio di presidenza della Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, formato dal presidente, Luciano Maiani, dal presidente emerito, Giuseppe Zamberletti, e dal vicepresidente, Mauro Rosi, ha rassegnato le dimissioni al Presidente del Consiglio dei Ministri.
E’ questa la reazione degli attuali vertici della Commissione, a 24 ore dalla sentenza di condanna emessa dal Tribunale dell’Aquila nei confronti degli esperti che presiedevano la grandi rischi nel 2009.
Per loro condanna a sei anni, in quanto ritenuti responsabili di non aver avvertito la popolazione abruzzese del rischio terremoto.
Il presidente Maiani, rassegnando le dimissioni ritiene ''che la situazione creatasi a seguito della sentenza sui fatti dell'Aquila sia incompatibile con un sereno ed efficace svolgimento dei compiti della Commissione e con il suo ruolo di alta consulenza nei confronti degli organi dello Stato''.
''Il nostro gesto è a difesa della comunità scientifica e delle garanzie per il modo della ricerca'', dice Giuseppe Zamberletti, 'padre' della Protezione civile italiana, spiegando le dimissioni. ''Il rischio –dice il presidente emerito della commissione Grandi Rischi- è che gli scienziati non se la sentano più di esprimere liberamente il risultato delle proprie conoscenze. Che garanzie hanno che gli studi fatti non possano diventare oggetto di una responsabilità penale? Questo non avviene in nessuna parte del mondo...''. ''Il problema -rimarca Zamberletti- è riuscire a dare una normativa che, salvo i casi di dolo o di grave negligenza o colpa, tuteli la ricerca. Adesso si è creato il terrore: se gli esperti esprimono un parere e c'è la minaccia di un procedimento penale, si perde serenità nel giudizio. Ci sono restrizioni che possono frenare la libera ricerca''.
Intanto non si fermano i commenti sulla condanna, da molti criticata, in Italia e all’estero. "Non ho letto la sentenza e non mi sono meravigliato che la notizia stia facendo il giro del mondo perché è una sentenza che, con il rispetto per chi l'ha presa, contrasta con un dato scientifico: è impossibile prevedere la gravità di un sisma. Non a caso stanno discutendo di questa sentenza in Giappone come negli Stati Uniti. Mi auguro quindi che venga corretta in secondo grado", dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Di parere opposto il segretario di Rc-Fds, Paolo Ferrero. "Se i terremoti non possono essere previsti -domanda- perché rassicurare? Dalle intercettazioni telefoniche tra l'ex capo della Protezione Civile e l'allora assessore regionale Daniela Stati emerge come la commissione Grandi Rischi non sia stata convocata per esprimere un parere scientifico degli esperti, ma per fornire una rassicurazione preconfezionata e ingiustificata, testualmente 'a fini mediatici' per non creare allarmismi. Per questo Rifondazione comunista, cosi' come hanno fatto altre associazioni di cittadini aquilani, ha presentato una denuncia a Guido Bertolaso per omicidio colposo.