05 gennaio 2025
Alberta Bellussi | commenti |
Panevin: tradizione o ambiente ?
Che i falò inquinino è un dato di fatto. All'indomani dei 'pan e vin' dello scorso gennaio, l'Arpav aveva registrato, su tutta la provincia, un incremento preoccupante di polveri sottili (Pm10) in atmosfera.
In questo momento mi trovo a tifare per l’ambiente, per il quale è noto il mio amore; anche se amo la tradizione e, in particolare, quella dei fuochi della notte dell’Epifania. Molti ricordi mi legano alle bellissime feste attorno al panevin, ai canti, ai momenti gioviali e perché no, anche all’attesa impaziente della divinazione che dopo l’accensione usciva da quel falò per l’anno nuovo. Una sorta di rito tra il pagano e il cristiano che in me ha sempre suscitato molto fascino.
Credo la via da seguire sia quella del buon senso per permettere a una tradizione di rimanere viva pur cercando di non recare ulteriori danni all’ambiente.
La tradizione del Panevin fonda, infatti, le sue radici nel lontano periodo celtico (circa V sec. A.C.) presso l'antico popolo dei Veneti. Questo falò serviva per evocare il ritorno del sole sulla terra, cioè l'allungarsi delle giornate che inizia dal solstizio d'inverno. Il fuoco serviva per celebrare questo giorno che con il calendario Giuliano coincideva con il 25 dicembre. Nel Medioevo, con l'evangelizzazione delle campagne venete, il Panevin assunse una connotazione cristiana e fu spostato al giorno dell'Epifania per ricordare i Re Magi che portarono i doni a Gesù Bambino. Secondo la leggenda i falò della campagna veneta furono loro utili per trovare la via di Betlemme essendosi persi. Al ritorno, racconta sempre la leggenda, non vedendo nessuna luce nella campagna, si persero nuovamente nella pianura Padana andando a morire nel Milanese. Nella notte del 5 gennaio nel Medioevo, come anche oggi, l'occasione del falò forniva al popolo un momento di unione e ritrovo con tutta la comunità cittadina davanti a pinza e brulè aspettando con ansia la divinazione per l’anno nuovo che il fuoco dava.
Una delle principali tradizioni legate al Panevin, infatti, è quella di osservare in che direzione va il fumo; in base a questa, i contadini trevigiani predicevano se il raccolto dell'annata sarebbe stato buono o cattivo Questo momento è detto dei "pronosteghi” e quelle che appartengono alla mia tradizione sono le seguenti anche se esistono molte altre versioni.
"se le fuische le va a matina, ciol su el saco e va a farina" (cioè se la direzione presa dal fumo e dalle faville è il nord o l'est, prendi il sacco e vai ad elemosinare)
"se le fiusche le va a sera, polenta pien caliera" (se la direzione è ovest o sud, il raccolto sarà buono...quindi la pentola sarà piena di polenta)
E’ davvero un peccato perdere tutto ciò che ci appartiene da secoli. Molti comuni, per contenere l'inquinamento entro limiti accettabili, hanno diffuso un "vedemecum" con alcune raccomandazioni rivolte agli organizzatori degli eventi che comprendono l'obbligo di denunciare in ogni caso l'accensione di un falò alla Polizia locale. Fondamentale è utilizzare solo legno vergine essiccato, cioè non rifiuti di vecchie suppellettili o materiale verniciato o trattato. Non superare l'altezza della pira di cinque metri. Non accendere il fuoco a meno di 100 metri dall'abitazione più vicina. Interrompere la combustione subito dopo la manifestazione la quale non potrà durare più di due ore e ridurre il più possibile il numero dei falò.
E speriamo che quest’anno le fuische le vae verso sera …..
Alberta Bellussi
L'ambiente in cui viviamo non è di nostra proprietà Ci è stato"" prestato ""dai nostri padri affinché lo consegniamo migliorato ai nostri figli
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