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19 aprile 2024

Treviso

"Pensare a non pensare": la sfida della filosofia al tempo dei social

Raffaele Mirelli, ideatore del Festival dei giovani pensatori, sarà ospite a Treviso martedì della seconda edizione del Young Thinkers Festival. Ci anticipa il suo ultimo libro.

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

TREVISO - Si svolgerà a Treviso (in streaming) da martedì a venerdì prossimi, la seconda edizione dell’ Ischia & Treviso Young Thinkers Festival, il festival dei Giovani Pensatori, dedicato quest’anno al tema del “tempo”: Il tempo esiste? Se esiste qual è il significato della sua esistenza? L’Ischia & Treviso Young Thinkers Festival è organizzato dal liceo Canova di Treviso, insieme alla SFI trevigiana (la Società filosofica) in partnership con il Festival Internazionale di Filosofia di Ischia e Napoli. Il cui ideatore, il prof. Raffaele Mirelli parteciperà al festival trevigiano, nel corso del quale presenterà tra l’altro (giovedì 13 alle 10.30) il suo ultimo libro: “Scusa se non sono abbastanza”. Ne abbiamo parlato assieme.

Come nasce l’idea del libro e perché questo titolo?

Per creare e profilare una “nuova” accezione filosofica, contemporanea, che rimetta la disciplina nel contesto scolastico italiano, senza esclusioni di ordini e indirizzi. Parliamo di “filosofia” – non di storia della filosofia – in forma dialogica, ricalcando le origini greche di questo piccolo Wi-Fi umano. Il titolo è stato preso in prestito da una scritta che si trova sul muro di confine di una scuola isolana. Mi ha fatto pensare a un giovane Parmenide che esplorava l’essenza di un pensiero – quello dell’essere e del non-essere - nella sua costruzione e genesi.

209 aforismi, 7 libri. Una storia immaginaria nella Magna Grecia, tra il 575 e il 399 a.C. Protagonisti sono i bambini, che diventano i grandi filosofi.

Sì, la filosofia diventa “dei” bambini, “dei” ragazzi e sono loro stessi a guidare le lezioni, i ragionamenti. Ometterei definizioni nelle definizioni, la filosofia si compone nel pensiero del divenire, come ci insegnano i grandi pensatori dell’antica Grecia. Qui mi riferisco a Eraclito, arrivando e “superando” Nietzsche, classici di un pensiero presente indicativo.

Nel libro lei descrive un metodo, quello del “non pensare”: come ci si riesce?

Pensare a non pensare implica il pensiero della diversità, della non-identità. Non bisogno pensare solo a sé stessi, ma all’altro, ossia alla negazione produttiva del nostro Ego. La filosofia è sempre un pensiero comunitario, un participio presente e uno passato, che convivono. Gli esseri umani vivono in comunità e se si allontanano da essa, la pensano come negazione di sé stessi. Non possono, però, mai abbandonarla, è una questione ontologica.

Ci dice anche che dobbiamo fare esercizio di ragionamento con le persone che ci stanno antipatiche. Mica una cosa da poco. Nella nostra politica, poi...

La politica attuale è molto complessa nel suo esercizio, non si sono mai dovute metter insieme tante diversità in relazione. Per cui è semplice notare la mediocrità di tanti esponenti politici e l’anacronismo di tanti ideali troppo conservatori. La filosofia si esercita in tutte le scuole, perché tutti i bambini ne sentono il bisogno: sentono il bisogno di parlare di sé stessi in relazione agli altri, alle proprie famiglie, alle loro amicizie. La filosofia è educazione alla consapevolezza, studio dei legami emotivi con la realtà. È educazione all’intelligenza comunitaria.

Felicità, per i bambini di ieri come per quelli di oggi significa amicizia, famiglia, unione. La domanda che pone è: “Si diventa felici o si è felici”

Si diventa felici quando si è felici. Non cerchiamo di educare all’assoluto noi stessi e gli altri. Vi è una dimensione presente corrente, veloce, che diviene ciò che è in potenza, se incontra il presente. La felicità è una dimensione dell’essere umano nel mondo, è mutevole e passa per il suo opposto più spesso di quanto si possa pensare. Eticamente la felicità è un modo d’essere, un diritto di ogni bambino o bambina. Questo è un valore condiviso di tutte le comunità mondiali.

Nel “Quaderno di Agostino” si trova scritto: “I ragazzi greci come quelli di oggi non si sentono abbastanza, ovvero non si sentono, non si ascoltano, forse perché mancano di un reale interlocutore”. Il problema che abbiamo oggi è di non avere abbastanza educatori all’altezza del compito?

Incontro tantissimi educatori, insegnanti di grande spessore ma, come scrivo nel libro, non è la scuola l’unica sede dell’educazione civica. La famiglia è la prima! In generale è la città la sede dell’educazione, dalla strada alla scuola, dai nonni agli amici. La città è il luogo in cui tutte queste relazioni si annodano al presente. Sa educare chi si educa, sempre e costantemente. Si educa chi prova imbarazzo, chi ancora è legato all’altro in una sensibilità che genera la presenza stessa dell’altro nel proprio pensiero.

A che serve la filosofia al tempo dei social? Forse a diventare “influencer”?

Serve sempre, non solo al tempo dei social. Certo è che l’individualismo creato dai social da ragion d’essere alla filosofia, più di prima!Un’eccedenza di opinionismi come oggi, anche questa non si era mai vista. Leggere un testo platonico potrebbe aiutare a capire la differenza tra opinione e verità, ossia invitando alla considerazione oggettiva di una realtà che ci si pone innanzi come oggetto, ostacolo. Siamo tutti troppo manipolati e pensiamo davvero che la nostra opinione serva agli altri. Ecco, in questo caso la filosofia è utilissima per capire quanto sia inutile “dire” sempre e comunque. Meglio scegliere il silenzio, la filosofia contemplativa serve a questo. Si può essere influencer sempre, bisogna sapere quale “virus” si porta dentro e non è semplice conoscere sé stessi.

 


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Roberto Grigoletto

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