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08 novembre 2024

Treviso

Quando si scrive nei social non è come stare all’osteria

EDITORIALE – Ci sono le opinioni che possono o meno essere condivise e poi c’è l’inaccettabile

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

social

EDITORIALE – Quando tempo ed energie lo consentono passo in rassegna la pagina Facebook di OggiTreviso. Uno strumento social quanto mai utile e anche interessante, per conoscere l’opinione e il gradimento dei lettori. Un filo diretto per raccogliere le vostre proposte che ci consente di sviluppare nuovi spunti, insomma, un modo per essere più a contatto con tutti voi che ci seguite in tanti, gratificandoci, grazie!

A fronte di tanti commenti interessanti ed in alcuni casi illuminati, per la qualità delle riflessioni, capitata (di rado per fortuna) anche d’imbattersi in esternazioni poco urbane. Beh, che dire? È quanto mai evidente che si tratta di individui che hanno confuso i social con l’osteria. Il campionario è vario: dalle imprecazioni allo sfoggio di trivialità.

Di recente si sono verificati anche casi di apologia del fascismo. Oltre a segnalare a Facebook l’autore del post solitamente oscuriamo il messaggio e blocchiamo l’autore, affinché non possa più reiterare simili pratiche nella nostra pagina. Reputo quindi opportuno rammentare a i pochi nostalgici che ci seguono che viola la legge chi:

“… chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”. Ovviamente mi riferisco anche a chi inneggia a Mussolini. Sappiano costoro che l’apologia del fascismo può essere punita con il carcere, sanzioni pecuniarie e la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.

Quindi l’essere bloccati da OggiTreviso è la cosa meno grave che possa capitare loro, vista la gravità di simili pratiche. Ovviamente la questione è analoga anche per chi incita alla violenza e all’odio raziale. Tra l’altro si tratta anche per quest’ultimi di reati puniti dalle leggi Scelba e Mancino.

Perciò, trovo sorprendente imbattermi nei social (è capitato una o due volte) in chi s’interroga sul perché non gli sia più concesso commentare gli articoli di OggiTreviso. Caro il mio escluso, è palese che lei scrive senza alcuna consapevolezza del peso che hanno le parole. È cristallino che se è stato bloccato deve aver, commentato un articolo in modo inappropriato. Bestemmiare, l’augurare le morte a qualcuno o invitarlo a togliersi la vita, incitare all’odio o alla violenza, ledere in maniera palese la dignità di chicchessia, inneggiare al fascismo o al nazismo, fare commenti razzisti riferiti al genere, alla religione o all’etnia di qualcuno: questo non è un parere, MAI!

Non è mia consuetudine dare consigli ma spassionatamente quando scrivete un post o un commento ricordatevi che resta e si diffonde in maniera incontrollata ma soprattutto vi impone l’assunzione di responsabilità anche giuridiche. Lo sappiamo bene noi giornalisti, non a caso prima di scrivere facciamo verifiche e approfondimenti, per appurare le veridicità delle informazioni.

Voglio altresì ricordare a chi guarda con sufficienza al nostro lavoro che ogni giorno ci mettiamo la faccia, il nostro nome oltre a quello della nostra famiglia, dato che ci firmiamo con nome e cognome senza usare nomignoli di fantasia e assumendoci sempre la responsabilità di quanto siglato. Direi che anche questo oltre alle COMPETENZE distingue inequivocabilmente un leone da tastiera da un professionista dell’informazione.

Alcuni colleghi vanno ripetendomi di non curarmi dei commenti sui social. Devo dire che con il tempo sono di molto migliorata e guardo con minor coinvolgimento emotivo a certi sproloqui. Viceversa, continua a inquietarmi il fatto che chi scrive certe cose possa camminare in città sullo stesso marciapiede percorso delle mie figlie. Il malcostume può essere specchio di una società, di un decadimento ma non va mai giustificato.
 

 


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