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Attenti alla zecca!

Categoria: Scienze e tecnologie - Tags: zecca, montagna, Lyme, TBE, neurologia, medicina

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Scarpis Enrico | commenti |

Precauzioni per le prossime passeggiate in montagna

Versione ridotta pubblicata ne "Il Quindicinale" num. 825 del 13 giugno 2013.

 

Con l’arrivo della stagione calda chiunque sente la voglia di farsi una bella passeggiata in montagna, attività tanto salutare per il nostro organismo, quanto gratificante per l’occhio, vista la possibilità di ammirare lo straordinario paesaggio delle nostre zone. Tuttavia durante una passeggiata tra i boschi, proprio nel Nord-Est italiano, è necessario avere qualche accortezza per evitare un morso di zecca. Seppur diffusamente sottovalutato, la zecca può rappresentare un pericolo, è, infatti, in grado di trasmettere due malattie che, se non curate adeguatamente e tempestivamente, possono diventare anche severe: la malattia di Lyme e la meningoencefalite (TBE). 

 

 

Negli ultimi anni, a livello mondiale e in particolare nel Nord-Est d’Italia, in Austria e in Slovenia (vedi fig. 5, ECDC), si è verificato un incremento dei casi documentati sia di morso di zecca, sia di malattie ad esso correlate. Sono stati circa 3000 i casi sia nel 2009 che nel 2010 in Europa (vedi fig. 2, ECDC).

 

 

In Italia la percentuale varia tra lo 0,1% della Toscana al 4,3% del Friuli Venezia Giulia (vedi fig. 25 e 27, ECDC).

 

 

Questo probabilmente è dovuto da un lato alla migliore sorveglianza sanitaria, che identifica molti più casi, e dall’altro all’aumento del numero di contatti tra l’uomo ed il vettore, in relazione a cambiamenti ambientali che hanno modificato la sopravvivenza della zecca. Per spiegare ciò si prendono in considerazione sia cause biologiche, come i cambiamenti climatici: temperature più alte fanno sopravvivere più a lungo la zecca nei terreni, che cause non biologiche, come fattori economici, sociali, politici.

 

 

Il vettore

photo credit: <a href="http://www.flickr.com/photos/johncarleton/10887237/">John Carleton</a> via <a href="http://photopin.com">photopin</a> <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/">cc</a>

 

Le zecche sono degli ectoparassiti ematofagi, in altre parole artropodi che non infestano gli organi interni (come i vermi), ma si limitano alla cute, mordendo per nutrirsi di sangue. Solitamente la zecca morde animali selvatici che abitano i boschi: roditori, cervi, stambecchi e alcuni uccelli, mentre l’uomo è solo occasionalmente morso. È proprio durante il pasto ematico di un animale selvatico che la zecca succhia, oltre al sangue, anche il batterio o il virus, di cui questi animali sono naturalmente portatori (si dice che fungono da serbatoio dell’infezione) e solo successivamente l’uomo, sfortunatamente, può esserne contagiato. È importante ricordare che le zecche possono resistere nel terreno anche a temperature molto rigide, fino a -7°C, ma per fare un pasto di sangue richiedono usualmente calde giornate di sole tra la primavera e l’autunno. Il contagio con il batterio o il virus avviene non per il semplice fatto che la zecca morda e succhi il sangue, ma perché essa, ad un certo punto, rigurgita il pasto ematico e lo risputa contaminato con il microrganismo all’interno del nostro corpo. Tipicamente questo rigurgito può avvenire dopo 48 ore, tempo oltre il quale, se la zecca non viene rimossa, il rischio di essere contagiati aumenta molto.

 

La malattia di Lyme

Questa malattia deve il suo nome alla cittadina di Lyme, negli USA, dove è stata identificata per la prima volta. In questa località ci fu nel 1976 una “epidemia” di artriti di cui non si riusciva a capire la causa, fino a quando è stato isolato dal liquido articolare il batterio: la Borrelia burgdorferi. Esistono due forme di questa malattia: una forma precoce, la più frequente in Italia, con interessamento esclusivamente della cute; e una forma tardiva, con interessamento articolare ed eventualmente neurologico e/o cardiaco.

 

Subito dopo il morso si manifesta una lesione cutanea rossa e un po’ rilevata, data dall’infiammazione locale. Dopo 7-14 giorni è possibile che compaia un eritema, il cosiddetto eritema cronico migrante, che si allarga sempre più, fino ad oltrepassare i 5 cm. Può essere un eritema uniforme, oppure a forma di bersaglio.

In figura, classico eritema della malattia di Lyme "a bersaglio": piccola zona centrale rossa, circondata da un'area circolare più chiara e poi a sua volta da un'area eritematosa.

 

Questo eritema può scomparire dalla zona del morso e ricomparire in altre sedi del corpo, oppure può manifestarsi direttamente in altre sedi. È importante prestare attenzione alla comparsa di questo eritema, perché è caratteristico della malattia di Lyme. Non c’è da allarmarsi: se la malattia è presa in questo stadio è sufficiente una terapia antibiotica ben condotta, sotto la guida del medico, per una ventina di giorni e si guarisce nella grande maggioranza dei casi senza complicanze.

 

Nelle forme che non sono curate adeguatamente è possibile un interessamento articolare, con dolore; o neurologico, che si può manifestare con paralisi dei muscoli facciali, oppure con una forma simile alla meningite; o cardiaco, con disturbi del ritmo. In questo caso il trattamento deve essere più aggressivo dal punto di vista medico, utilizzando un antibiotico che raggiunga concentrazioni più elevate nelle articolazioni o a livello cerebrale.

 

TBE (Tick-Borne Encephalitis) – encefalite da morso di zecca

Questa malattia è causata da un virus, quindi in questo caso gli antibiotici antibatterici sono completamente inutili ed è possibile solo un supporto medico ai sintomi del paziente.

Anche in questo caso il periodo di incubazione è di circa 7-14, trascorsi i quali compaiono sintomi simil-influenzali, quali stanchezza, malessere generale, dolori articolari e/o muscolari e cefalea. Solitamente questi sintomi sono interpretati dal soggetto proprio come un’influenza e per questo non non arrivano all’attenzione del medico, anche perché il soggetto potrebbe non ricordare il morso della zecca, oppure non collega i due eventi.

La particolarità della TBE è che dopo un’apparente guarigione, trascorsi 7-10 giorni, ricompare la febbre, accompagnata da cefalea intensa. Possono essere presenti nausea, vomito, oppure una alterazione della coscienza, con irritabilità, agitazione e disorientamento. In questo caso non esistono farmaci efficaci che uccidano il virus, ma è necessario un sopporto medico costante alle funzioni vitali del paziente, che è tenuto sotto stretta osservazione nel caso compaiano sintomi di allarme.

 

Raccomandazioni

Le persone a rischio sono ovviamente tutti gli appassionati escursionisti che frequentano aree in cui sono presenti le zecche e gli animali selvatici. È consigliata, quindi, la vaccinazione ad escursionisti, campeggiatori, cacciatori, oltre che il personale forestale o chiunque, per motivi di lavoro, o di diletto, frequenti le aree boschive.

 

Ci sono, inoltre, una serie di semplici ma efficaci accorgimenti che è possibile adottare per evitare di essere morsi:

  • coprirsi in modo adeguato, soprattutto le gambe: usare scarponi oppure calze che coprano fin sotto il ginocchio;
  • utilizzare repellenti sulla cute, oppure permetrina (un insetticida) sugli abiti prima di mettersi in cammino;
  • percorrere sentieri ben battuti, evitando luoghi frequentati da animali selvatici;
  • effettuare un’ispezione meticolosa di TUTTO il corpo, dopo l’escursione;
  • effettuare lavaggi accurati dopo ogni uscita.

 

Cosa fare nel caso di un morso di zecca?

Se ne avete la possibilità, è opportuno rivolgersi al proprio medico di Medicina Generale, oppure al presidio ospedaliero più vicino, possibilmente entro 24-48 ore. Questo perché personale adeguatamente formato ed esperto possa rimuovere la zecca e valutare non solo la zona del morso, ma anche le vostre condizioni generali di salute, verificando anche le vostre vaccinazioni. Nel caso non abbiate la possibilità di recarvi presso una struttura dedicata è importante sapere che per togliere la zecca NON va utilizzato nessun tipo di unguento, olio, alcol, prima di togliere la zecca: tutte queste sostanze stimolano il rigurgito della zecca e quindi aumentano il rischio di contagio! La zecca va tolta con una pinzetta (e non a mani nude), esercitando una leggera trazione-torsione, e cercando di estrarre il rostro. Appena vi è possibile recatevi dal proprio Medico Curante o al presidio ospedaliero più vicino per permettere la valutazione del sito del morso e delle vostre condizioni generali.

 

Il medico potrebbe chiedervi se vi ricordate quando la zecca vi ha morso o da quanto tempo la zecca è in sede. Inoltre potrà farvi domande generali sulla eventuale presenza di sintomi o di lesioni cutanee. È importante rispondere in maniera precisa alle domande del medico, senza farsi prendere dal panico: affidatevi all’esperienza del personale sanitario che valuterà attentamente le vostre condizioni di salute.

Il medico potrà dirvi di prestare attenzione, nei due mesi successivi al morso, alla comparsa dell’eritema nella sede del ferita, o in altre sedi, e alla comparsa di febbre, mal di testa, dolori articolari o muscolari. Il vostro Medico Curante, inoltre, potrebbe prescrivervi l’esecuzione di esami del sangue per valutare la comparsa degli anticorpi contro la Borrelia o contro il virus, confermando l’eventuale contatto con il microrganismo.

 

Con trattamenti adeguati la maggioranza dei soggetti morsi da una zecca guarisce completamente senza sequele. Sottovalutare, al contrario, il morso di zecca potrebbe comportare anche gravi conseguenze per la vostra salute. In altre parole: attenti alla zecca!

 

 

photo credit immagine di copertina: <a href="http://www.flickr.com/photos/utt73/2781799124/">utt73</a> via <a href="http://photopin.com">photopin</a> <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/">cc</a>

 

 

 

ATTENZIONE! Medicina…in pillole NON dà consigli medici.

Le informazioni sopra riportate e tutti gli articoli del blog hanno solo un fine illustrativo: non costituiscono un consiglio medico, né provengono da prescrizione specialistica. Essi hanno lo scopo di spiegare tematiche mediche in modo comprensibile a tutti, senza, però, avere la presunzione di esaurire l'argomento in poche righe. Vi invito a rivolgervi al proprio medico curante, ai farmacisti e a tutti gli altri specialisti qualificati per chiarire qualsiasi dubbio riguardante la vostra salute. Il rapporto di fiducia, di stima reciproca e di confidenza tra medico e paziente deve essere sempre coltivato e salvaguardato con il massimo impegno possibile.



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