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20 aprile 2024

La decrescita via possibile o follia?

- Tags: decrescita, latouche

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Alberta Bellussi | commenti |

Serge Latouche

LA DECRESCITA VIA POSSIBILE O FOLLIA? Martedi 10 febbraio a Palazzo Bomben a Treviso organizzato dalla fondazione Benetton ho assistito a un convegno intitolato :“ I nuovi paradigmi della decrescita: aspetti economici, sociali e culturali” con il filosofo economista Serge Latouche. Serge Latouche (12 gennaio 1940, Vannes) è un economista e filosofo francese; è professore emerito in Scienze economiche all’Università di Paris-Sud (Orsay) e all’Institut d'études du devoloppement économique et social (IEDES) di Parigi. È il principale promotore dell’idea di decrescita. Ha criticato l’idea di sviluppo e le nozioni di razionalità ed efficacia economica, rivendicando la liberazione della società occidentale dalla dimensione universale economicista. In Italia sono stati pubblicati molti dei suoi scritti, tra cui per Bollati Boringhieri: L’occidentalizzazione del mondo (1992), La megamacchina (1995), La sfida di Minerva (2000), Il ritorno dell’etnocentrismo (2003), Come sopravvivere allo sviluppo (2005), Breve trattato sulla decrescita serena (2008), Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita (2011), Per un’abbondanza frugale. Malintesi e controversie sulla decrescita (2012).Per Feltrinelli: La scommessa della decrescita (2007). Il concetto di decrescita è relativamente nuovo. Il termine stesso «decrescita», riattualizzato nel 2001 per denunciare l’impostura dello sviluppo duraturo, è spesso provocatorio. Si tratta di mettere l’accento sull’urgenza di una constatazione: una crescita infinita della produzione e del consumo materiali non sono sostenibili in un mondo finito. L’alternativa, secondo il filosofo, è uscire dalla società della crescita attraverso la decrescita. La parola decrescita diventa uno slogan per far passare un “prodotto intellettuale”. La crescita è un’idea positiva perché segue le leggi della natura, della biologia, della fisica; lo sbaglio, secondo Latouche, è che gli economisti hanno pensato che l’economia come la natura un organismo in crescita. Nella nostra società, in crisi, e al collasso delle materie prime è, secondo il filosofo, importante tornare ad avere una buona qualità della vita; quella che la crescita ha distrutto attraverso appunto la decrescita. Lui propone di uscire dalla fede nella crescita infinita per affrontare la realtà proponendo come alternativa a ciò la decrescita come utopia possibile o scommessa. Una prosperità senza crescita, uscendo dalla società dei consumi attraverso un progetto societale. La cosa non è facile perché questo processo prevede un cambiamento del nostro immaginario, cambiare i concetti, cambiare l’approccio, cambiare il punto di vista. Viviamo in un pianeta finito, sostiene Latouche, e l’unica salvezza è invertire la rotta. Le parole del cambiamento saranno: Ripensare, Riflettere, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Rilocalizzare, Ridistribuire, Restaurare, Riutilizzare, Riciclare… In quest’ottica di cambiamento diventa fondamentale contrastare la globalizzazione con il ritorno alle produzioni locali, i servizi locali; la localizzazione diventa un paradigma fondante. Nella società della decrescita sarà importante stimolare la produzione di Beni Relazionali che non inquinano l’ambiente e migliorano la qualità della vita. Sarà importante riappropriarsi della propria moneta che non sia più di proprietà delle banche. Sarà importante riappropriarsi di una medicina che sia naturale e secondo i bisogni reali. Latouche si spinge oltre dicendo viviamo in una società di spreco; la pubblicità ha bisogno si gente insoddisfatta che abbia sempre nuovi bisogni veloci e futili da soddisfare. In tutto questo grande marasma è importante RITROVARE IL SENSO DEL LIMITE; bisogna porre dei limiti a questa abbondanza frugale a cui spinge la società della crescita, questo non vuole dire negazione di tutto ma consapevolezza. LA FELICITA’ SI TROVA SOLO SE SI SANNO LIMITARE I BISOGNI. La società della quale siamo figli, sostiene il filosofo, è una società pensata per vivere senza limiti, se non ritroviamo il senso del limite la nostra società sarà destinata a scomparire. E quindi, conclude Latouche, sostenendo che la decrescita non è un’alternativa ma una matrice di alternative, di strategie, di contenuti che ogni società applica secondo la sua tradizione, la sua cultura. L’aspirazione massima sarebbe pensare globalmente in quanto parte di un pianeta e agire localmente nelle realtà piccole. Dietro a questa idea di decrescita c’è, tuttavia, più di una provocazione. Le riflessioni che il filosofo fa a volte sono forti e estreme ma in fondo proprio per questo portano la nostra mente a interrogarsi, a riflettere. Non so se si baserà sul concetto di decrescita la via per ripensare alla nostra vita su questo pianeta ormai vecchio e usurato certo è che sento dentro di me la necessità di fare un passo indietro collettivo; la necessità di fermarsi riflettere e iniziare a fare delle azioni avendo chiare anche le conseguenze che ciò che facciamo ha sulla collettività; sento la necessità che si torni a dare importanza alle relazioni e ai valori veri primari non quelli indotti dalla pubblicità e dalla società della frugalità.



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