30 novembre 2024
Nicolas Alejandro Cunial | commenti |
“Giura, mi ordinò l’Anfibio, giura che mai scriverai parole costrette a restare inchiodate sulla pagina. Non una sola parola, non una sola virgola. Nemmeno un punto.
Giurai.”
Certi giuramenti forse è meglio infrangerli. Se l’inconscio di Chicca Gagliardo non l’avesse fatto, questo libro sarebbe soltanto aria. In realtà, è aria. Se l’aria per un ciclo fantastico può farsi roccia, anche la roccia può tornare ad essere aria. E così come l’aria può divenir parola, che se pronunciata rimane d’aria, Gagliardo compie il miracolo di imprimerla sulla carta trasportando le qualità dell’aria nell’inchiostro che forma questo romanzo davvero unico.
Non prendetelo come il classico aggettivo da recensione: il poeta dell’aria è davvero qualcosa di inedito, mai letto prima. Romanzo in 33 lezioni di volo recita il sottotitolo. In effetti, più che un romanzo, è un pamphlet sulla insindacabile leggerezza di cui siamo composti e di cui ci siamo spogliati per tenerci saldi a terra.
Non vi è una trama, vi sono delle linee sottili che possono essere viste solo ad occhi chiusi e che portano a un cornicione dove le nostre fantasie aspettano di librarsi. Capita, durante la lettura, di seguire alcune istruzioni: bagnarsi l’indice e scrivere nel vuoto le parole, solo per sentir fluire all’interno il movimento che le lettere impongono. Oppure di sporgersi da un balcone, aprire le braccia, e solo per un attimo figurarsi di essere leggeri a sufficienza per volare.
Eppure una trama c’è, ma è aria, appunto. Questa è la forza del libro edito da Francesca Chiappa, direttrice editoriale di Hacca. Il libro si compone di pagine che sembrano prima esser state scritte con l’indice bagnato e che solo per la pesantezza delle parole siano poi cadute sulla cellulosa. Questo libro racchiude tutto, ma non racchiude nulla, proprio come quando un pugno afferra l’aria e poi la libera: ci sembra di non aver preso niente, ma l’aria è consistenza e allo stesso tempo è materia invisibile, incorporea. Noi guardiamo attraverso essa, e lei ci attraversa dentro. Siamo nel suo abisso e nemmeno ce ne rendiamo conto.
Chicca Gagliardo – conosciuta, tra l’altro, per il suo blog Hounlibrointesta, ma anche per aver curato numerosi libri di Alda Merini – ha saputo coagulare particelle infinitesimali di nulla per farne materia brillante: il libro si compone appunto di 33 capitoli nei quali il protagonista, colui il quale diverrà un Poeta dell’aria, incontra personaggi fuori dal tempo e dal mondo, che lo istruiranno sull’arte del volo, sul voto che la sua figura deve all’aria affinché questa diventi sua alleata – nei voli battenti, rasoterra, roteati ecc. – e non sua nemica, portando quindi alla caduta. E questi personaggi non potevano non essere i più fulgidi esempi, realisti o fantastici, che la storia ha prodotto e legato all’elemento che respiriamo: si passa quindi dalla compagnia di Anassimene a quella di Philippe Petit, da Bruno Manari a Simone Weil. Chicca Gagliardo ha costruito una rete di salvataggio per i meno dediti al volo fantastico. Ha saputo, come nessuno prima, scrivere un libro che ha il pregio di non dover parlare assolutamente di nulla fisico, per parlarne invece nel modo più totale dell’assoluto. Come l’aria, appunto. O come l’universo racchiuso in un punto.
Nicolas Alejandro Cunial
Scrittore e poeta. Ha pubblicato due sillogi con Edizioni La Gru. Preferisce le piazze alle librerie per parlare di letteratura.
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