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28 marzo 2024

Nord-Est

Manifesteranno davanti all'Inps, lunedì prossimo, le imprese del Veneto

Dopo aver presidiato l'Agenzia delle entrate, Andrea Penzo Aiello annuncia un sit-in per chiedere di bloccare ancora i licenziamenti, erogando una cassa integrazione dignitosa.

| Roberto Grigoletto |

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Manifesteranno davanti all'Inps, lunedì prossimo, le imprese del Veneto

VENETO - Cambia il Governo ma i problemi no. E visto come è andata con lo sci, Veneto Imprese unite non si aspetta che Draghi siano da meno dei lupi, che perdono il pelo ma non il vizio. Imprenditori e titolari di azienda torneranno a dire la loro, in piazza, lunedì 22 febbraio alle 9.30 davanti alla direzione regionale dell’Inps a Venezia, Dorsoduro. “Le nostre aziende sono ormai in balia di decisioni che arrivano in modo arbitrario e in tempistiche imbarazzanti. Il nostro lavoro, che pre covid pianificavamo nel dettaglio con mesi se non anni d’anticipo, ora non può essere pianificato neanche giornalmente, dato che alcune limitazioni vengono comunicate anche con meno di 24 ore di preavviso, creando disastri economici come quelli che stanno vivendo gli operatori della montagna in questi giorni” - spiega il trevigiano Andrea Penzo Aiello, presidente di Veneto Imprese unite.

Per il quale diventa a questo punto ancora più importante portare avanti la serie di manifestazioni nelle sedi regionali degli enti che potrebbero con il loro operare sancire la morte o la salvezza delle imprese stesse. Nelle settimane scorse la prima manifestazione all’Agenzia delle Entrate per sbloccare ristori approvati ma mai elargiti per vizi tecnici. Adesso è la volta dell’Inps: “Chiederemo principalmente tre cose: abbattimento del costo del lavoro, per poter tenere tutto il nostro organico anche dopo la fine del blocco dei licenziamenti; velocità nei pagamenti della CIG e CIG in deroga e recupero dei vecchi pagamenti arretrati; importi dignitosi per le casse integrazione”. Il personale - aggiunge Penzo Aiello - ha tarato le sue spese fisse sullo stipendio percepito. Mutuo o affitto, rate dell’auto, spese per la scuola dei figli e più semplicemente quelle per mettere in tavola un piatto caldo, devono essere pagabili con una cassa integrazione basata sulla reale busta paga percepita, e non calcolando l'ottanta per cento del minimo salariale, ovvero circa il cinquanta per cento di quanto realmente percepito.

“La scelta di tenere le attività chiuse e di conseguenza il personale in cassa integrazione non dipende dalle aziende, ma dalle scelte del governo, e non è concepibile che i nostri dipendenti si indebitino e rischino sfratto o pignoramenti per colpa dello Stato” - chiude il presidente di Veneto Imprese unite.

 


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Roberto Grigoletto

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