TREVISO - Restano in carcere Laura De Nardo e le altre tre persone coinvolte nell'inchiesta sull'omicidio di Eliseo David, l'anziano di Conegliano ucciso nella sua abitazione per questioni di eredità.

Il Gup di Treviso Elena Rossi ha accolto una specifica istanza in tal senso avanzata dalla procura di Treviso per compiere ulteriori accertamenti. Sul piano tecnico, però, come hanno reso noto alcuni legali della difesa, il giudice non ha convalidato il fermo di polizia, pare per mancanza del requisito di pericolo di fuga, scattato nei confronti della stessa De Nardo, moglie della vittima, e per altri due dei tre indagati. Il Gup, in sostanza, sul piano del confronto tecnico, avrebbe ritenuto sussistenti alcune eccezioni della difesa proprio sull'assenza del requisito del pericolo di fuga.

"La decisione del Gup - ha detto all'ANSA il procuratore della Repubblica Antonio Fojadelli - tecnicamente può essere accettabile. E' difficile dimostrare il pericolo di fuga se non quando la persona è già fuggita, Ciò che conta è che la custodia cautelare sia stata applicata. Dimostra che ci sono prove del pericolo di reiterazione del reato o di un pericolo sociale".

Il difensore di Laura De Nardo presenterà una richiesta di perizia psichiatrica. "De Nardo - ha detto il legale, Rosa Parenti, in riferimento anche all'udienza di convalida - non ha confermato né negato quanto in precedenza dichiarato agli investigatori, respingendo tuttavia con fermezza che il movente del gesto fosse di natura economica".

Nell'insieme dei contributi forniti oggi delle parti, per la difesa, potrebbe dunque prefigurarsi uno scenario in cui la donna, manifestando più volte una crescente insofferenza verso il marito per attriti caratteriali, avrebbe implicitamente - ma non volontariamente - indotto Marin a concepire il progetto criminale. In merito alle possibili difficoltà per supportare questa tesi, l'avvocato Parenti si è limitata a rispondere che esistono "alcune questioni che verranno a tempo debito rese note".

Da parte sua, Enrico Marignani, legale di Ivan Marin - il giardiniere occasionale di David al quale la donna avrebbe conferito l'incarico di uccidere il marito in cambio di 200 mila euro - ha spiegato che il suo assistito avrebbe ricostruito con esattezza davanti al giudice le fasi della progettazione del piano e del suo successivo svolgimento, citando anche il ruolo degli altri due indagati.

^{Le quattro persone finite in carcere per il delitto di Conegliano}

Alla base del comportamento di Marin, ha aggiunto, vi sarebbe una "commistione di motivi" fra cui anche un sentimento di "solidarietà per un'ingiustizia palese" alla quale la donna sarebbe stata sottoposta quotidianamente a causa del comportamento del marito.

Il difensore di Gennaro Geremia, Giuseppe Gulli, ha invece detto che il suo cliente si è avvalso della facoltà di non rispondere e che, a parte le dichiarazioni di Marin, non esiste alcun riscontro oggettivo della presenza dell'uomo sul teatro del crimine. "E' stato qualificato come pregiudicato - evidenzia Gulli - solo perché alcuni anni fa patteggiò una piccola pena per l'accusa di aver ospitato in casa il figlio di un conoscente che, a sua insaputa, avrebbe commesso una rapina ai danni di un ufficio postale".

Anche l'altro indagato, Mirco Della Giustina, che sul luogo del delitto fisicamente non sarebbe mai comparso ed avrebbe avuto quale unica responsabilità quella di ricevere i preziosi sottratti dall'abitazione per sostenere l'iniziale ipotesi di una rapina conclusa in modo violento, ha preferito usare il diritto al silenzio.

Nessun elemento di novità, invece, per quanto concerne i possibili pericoli che avrebbe potuto correre la figlia della donna, avuta in un precedente matrimonio e con problemi psichici.