23 novembre 2024
Categoria: Scienze e tecnologie - Tags: neuroscienze, sonno, apprendere
Scarpis Enrico | commenti |
Dite la verità: chi di voi quando era studente non ha pensato almeno un centinaio di volte di mettersi un libro aperto sopra la testa prima di addormentarsi, nella speranza che durante la notte le nozioni entrassero nella testa grazie a qualche strano incantesimo?! Non voglio illudervi: non è ancora possibile, con mio grande rammarico, ma un lungo sonno ristoratore potrebbe aiutare la nostra memoria.
Su Nature Neuroscience, autorevole rivista scientifica che si occupa di neuroscienze, sono apparsi risultati molto interessanti: un gruppo di ricerca ha scoperto che presentando ad un soggetto che sta dormendo un odore, preceduto da un suono, e ripetendo la procedura più volte, l'associazione suono-odore viene registrata dal cervello. Nella fase successiva dello studio, è stato riscontrato che il soggetto, dopo aver avvertito il suono selezionato, percepisce lo stesso odore proposto durante il sonno, anche se non presente fisicamente nell'aria in quel momento. L’analisi dell’attività elettrica cerebrale ha evidenziato che l'apprendimento massimo si otterrebbe nella fase del sonno chiamato REM (Rapid Eye Movement). In sintesi: ciò che è stato dimostrato è che sarebbe possibile far apprendere a chi dorme informazioni che si ripresenterebbero inconsciamente al risveglio.
Il sonno è uno stato fisiologico periodicamente necessario, caratterizzato dalla sospensione della coscienza. Tuttavia ciò non significa che durante il sonno il nostro cervello "si spenga". Esistono, infatti, due stadi del sonno: lo stadio REM, in cui il cervello è attivo quasi quanto lo è durante la veglia, e lo stadio non-REM, corrispondente al sonno più profondo. Queste due fasi si alternano fisiologicamente durante la notte. Un esperimento condotto molti anni fa su studenti in gita scolastica a Parigi ha dimostrato che il sonno non avrebbe lo scopo esclusivamente di far riposare il cervello, ma anche di consolidare nella nostra memoria le informazioni che apprendiamo nel corso della giornata. Nel tentativo di dimostrare ciò, gli studenti sono stati divisi in due gruppi: uno con l’obiettivo di esplorare la città a piedi in lungo e in largo, l'altro di seguire un percorso più didattico, visitando diversi musei in compagnia di guide turistiche. Al termine della giornata gli studiosi hanno registrato l’attività elettrica cerebrale di ciascuno studente durante il sonno, scoprendo che mentre quelli appartenenti al primo gruppo presentavano un sonno prevalentemente non-REM, il secondo mostrava gli stadi REM più lunghi. Questo ha aperto la strada per ipotizzare come quest’ultima fase sarebbe destinata al consolidamento delle nozioni apprese nel corso della giornata.
Vi immaginereste se nell’immediato futuro i farmacologi mettessero appunto una pillola che permettesse agli studenti di allungare le fasi REM così da memorizzare più facilmente ciò che hanno appreso durante la giornata? Affascinante…
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photo credit: vignetta realizzate da Antonio Steffan - (C)2012. Visita la sua pagina Facebook!
Fonte:
Per approfondire:
Arzi et al., Humans can learn new informations during sleep. Nat Neurosc. 2012 Oct;15(10):1460-5. At PubMed. At Nature Neuroscience.
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